Regia di Fede Alvarez vedi scheda film
Arriva nelle sale, con un titolo del tutto diverso dall'originale, il più efficace "Don't Breathe", questo thriller con più di un rimando horror, del giovane regista uruguaiano Alvarez, che è diventato un protetto di sua maestà Sam Raimi, dopo che il buon Federico osò fare un remake de "La Casa", film culto di Raimi, nel 2013. Lo stesso regista americano gli produce questo eccellente, tesissimo, "Man In The Dark", avendo probabilmente notato delle qualità in Alvarez. Non si sbaglia, perché questi claustrofobici novanta minuti fanno benissimo il loro dovere, ovvero quello di intrattenere e spaventare, senza annoiare mai. E' evidente che il gioco è quello tipico di un thriller americano di medio livello, il cattivo più o meno psicopatico e l'accolita di ragazzini più o meno scemi, ma Alvarez innesta qualche novità, dando il ruolo principale a un reduce di guerra (Iraq), cieco, che intrappola nella sua casa, tre ladruncoli piuttosto sprovveduti e senza tanto spessore. Fra il tipico scantinato da film horror, le intercapedini e i piani superiori, si avvia ben presto una caccia all'uomo piuttosto implacabile, dove il regista si muove in tutte le direzioni che oggi offre il Cinema, in un gioco virtuoso ma mai gratuito, che dà spazio a una visione altrimenti veramente chiusa in poche stanze, soffocante. Una specie di "Wolf Creek" casalingo, con meno horror del capolavoro dell'australiano McLean, ma con la stessa tensione, densa come il buio in cui si muovono i tre ragazzi, il reduce e il cane di quest'ultimo, elemento a sorpresa e ben piazzato. Bello, secco, un'ora e mezza senza fronzoli, ben al di sopra della media dei prodotti di questo tipo.
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