Regia di Fede Alvarez vedi scheda film
Rifacimento, con ovvie variazioni sul tema, del misconosciuto The collector, per una produzione Ghost House di Sam Raimi, che può vantare sulla dinamica (ed eccellente) regia di Fede Álvarez...
Tre ladruncoli si intromettono nottetempo nella casa di un anziano cieco, pensando di recuperare una ingente somma che l'uomo ha ottenuto da un'assicurazione a causa della perdita della figlia in un incidente automobilistico: quello che troveranno, però, non è esattamente solo denaro...
La Ghost House Pictures di Sam Raimi ha, in prevalenza, prodotto solo film horror di modesta resa sia artistica che di pubblico. La maggior parte di questa produzione, infatti, deve il suo attimo di successo al nome del produttore/regista che dai tempi de La casa (l'originale del 1982) ha azzeccato poche altre pellicole e, guarda caso, tra le migliori figurano proprio il seguito/remake (La casa 2), il delirante e ironico L'armata delle tenebre nonché un tardivo (ma efficacissimo) rifacimento de La casa diretto dal geniale regista Fede Álvarez.
Ed è proprio questo stesso cineasta che rende interessante un film altrimenti modestissimo e già anticipato nel plot, parecchi anni fa (2009), da un visionario regista ovvero Marcus Dunstan (The collector), autore che ha saputo mettere in scena la soggettiva di un fulmine in caduta sul tetto di una casa durante un temporale (cosa che avrebbe voluto fare il nostro Dario Argento in Inferno).
Ma torniamo (e restiamo) in argomento sul thriller di Álvarez, un gioiellino che sopperisce ad una debole sceneggiatura (ripetiamo: anticipata da The collector) grazie alla sapiente regia che si prodiga in riprese aeree (effettuate con un drone) coinvolgenti, piano sequenza da applausi (l'intrusione dei tre ladri nella casa), una fotografia eccellente che, facendo uso di una accesa tavolozza cromatica in contrasto con sequenze notturne quasi in bianco e nero, apparenta il film allo stile di una graphic novel di gran classe. Per non tacere poi della colonna sonora, opera di Roque Baños López, che sembra imitare -per l'utilizzo di inusuali attrezzi prestati alla musica- lo sperimentalismo già affrontato da Argento nei primi due capitoli sulle Tre madri.
Se aggiungiamo poi che Stephen Lang, nel ruolo del cieco abbandonato da Dio, non solo convince ma sorprende... si capisce come Man in the dark sia, quantomeno, pellicola riuscita, in grado di garantire una buona dose di tensione. Tensione che, tra le altre cose, supera la violenza che anzi è qui stemperata da un insolita vena di autocensura in grado di edulcorare anche gli effetti delle pallottole che, pur se sparate in volto, sembrano non produrre ferite devastanti.
"Quando un uomo arriva ad ammettere che Dio non esiste, non ha più timore di compiere qualunque azione", dice ad un certo punto l'uomo cieco, che da vittima pian piano assume i contorni del carnefice: e questo è un altro bel colpo basso che il film riserva allo spettatore, qui posto di fronte a protagonisti tutt'altro che esemplari, siano essi i rapinatori o il rapinato.
Insomma, grazie alla prova eccellente delle maestranze (dalla fotografia alle scenografie, dalla musica alla regia) Man in the dark supera per realizzazione tecnica le carenze di sceneggiatura che raggiungono l'apice nello scontato e prevedibile finale, dove a regnare sovrana è la banalità resa da un lieto fine che stona con i suoi 85 minuti di alta tensione...
L'edizione in bluray della Sony è semplicemente perfetta, con il film proposto nel formato 2.40:1 e traccia audio 5.1 Dts HD Master. Corposo anche il vano extra, dove risalta un interessante audiocommento (moda purtroppo in via di abbandono nelle edizioni home video) per tutta la durata del film.
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