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Man in the Dark

Regia di Fede Alvarez vedi scheda film

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cazzeggiatore del millennio

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La recensione su Man in the Dark

di cazzeggiatore del millennio
6 stelle

Bell’esempio di come fare un film senza troppi mezzi o costruzioni di sorta, una storia sviscerata dalle armi e dal bisogno di vivere dei protagonisti.

Tre ragazzi decidono di derubare la casa di un vecchio ex-militare ormai cieco … ma molto più agguerrito di quanto non possa sembrare.

Convinto che avrei visto un film horror, lì per lì quasi sono rimasto deluso, più che altro si tratta di un thriller, i toni a tratti sono un po’ forti e la tensione è al cardiopalma, tutto sommato resta un thriller. Ecco come thriller invece è uno dei più belli che abbia mai visto, il ritmo sostenuto è dosato nel modo giusto e fino al punto giusto con alti e bassi da far credere di essere sul vagone delle montagne russe. Piani sequenza da capogiro e non solo perché sono bellissimi ma soprattutto perché trasmettono la claustrofobica sensazione, stessa dei protagonisti, dello stare tra quattro mura dove da dovunque può apparire la prossima minaccia. La telecamera non perde mai di vista i soggetti pur mantenendo una certa eleganza stando intanto attenta ai ribaltamenti, perfetti nei tempi e nella messa in scena.

L’ambientazione della casa sembra più quella propria di un labirinto e l’azione mischiata ad un ritmo frenetico crea una trama, che costringe ad aspettarsi qualsiasi cosa dall’agguerrito antagonista, dove domina un senso d’angoscia cosicché i disperati sospiri affannosi dei protagonisti assumono un valore ben più tridimensionale rispetto alla semplice farsa.

Quattro persone dentro una casa diroccata quasi completamente al buio in ogni angolo, sembra impossibile eppure ci si può fare un film anche senza troppi effetti speciali e senza apparizioni di fantasmi, non è un’opera d’autore dove ognuno si deprime parlando dei propri affari, bensì un vero e proprio film con gli attributi capace d’intrattenere come qualsiasi altro film costato il triplo. Una trama che prosegue con sentieri che si scavano e scoperte in un microcosmo presente più nelle vite stesse dei protagonisti che nei metri quadrati della casa, niente è sparato a raffica o invece troppo dilatato, una pozione perfetta attentamente equilibrata che vive dei propri scossomi mantenendo la propria coerenza di ferro.

Nota di merito poi alla costruzione della vicenda con il giusto peso all’importanza dei protagonisti, tutti hanno una storia e delle motivazioni, un duello dove il più importante si guadagna il proprio podio coi minuti che avanzano. Miseria, stupidità, ingenua inettitudine o follia, tutto viene messo in chiaro e ciò che davvero interessa è sapere chi avrà ragione.

Sentimenti vividi, fastidiosi a tratti, in una lotta per sopravvivere cruda da sentirsela addosso, una cosa però si sente su tutto e cioè l’assenza di pietà e morale in uno squarcio di società – estrema e persa – forse tanto reale da apparire assurda.

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