Regia di Fede Alvarez vedi scheda film
Ottimo thriller con un personaggio che colpisce per la sua onnipresenza.
Altro che "Man in the dark"...questo titolo sarebbe più appropriato per un film come "Lights Out"; per questa pellicola sarebbe stato perfetto il titolo "Non respirare", che trasmette esaustivamente lo spirito di questa vicenda: tre ragazzi (una lei e due lui) con problemi di soldi e con famiglie ambigue si intrufolano in case borghesi e rubano oggetti di valore che poi possano fruttare denaro, evitando le banconote. Ciononostante, un giorno la somma di denaro liquido si preannuncia così cospicua da convincerli a "lavorare" in un'abitazione apparentemente priva di rischi, vista la sola presenza di un ex miltare cieco e il suo feroce cane. Poiché il fim appartiene al genere horror/thriller, avrete già capito che l'uomo in questione ( di cui non sappiamo il nome e non lo sapremo per tutta la durata del film) non è affatto docile e nasconde anzi un segreto legato alla morte di sua figlia anni fa.
Le domande a cui manca la risposta, oltre al nome del militare, sono "come mai sia l'uomo che il cane non ne vogliono sapere di dormire dopo la diffusione di gas narcotico" e un'altra nel finale aperto...ora, nonostante siano pochi gli elementi imprecisati, la pellicola appare comunque misteriosa nel complesso, visto che, di scena in scena, le mosse del veterano sono imprevedibili e il suo Bobby è ostinato e feroce quanto lui. Il personaggio del cieco, interpretato da un bravissimo Stephen Lang, conosciuto soprattutto per "Avatar", ha una grande intelligenza (basti pensare alla scena in cui controlla all'ingresso il numero di scarpe presenti, lasciate lì per evitare rumori) e oltretutto l'attore conferisce al personaggio una gestualità impressionante e quasi turba la sensazione di onnipresenza che comunicherà per tutto il corso del film ai malcapitati, tra cui spicca Jane Levy (famosa per il remake de "La casa") e Dylan Minnette, che impersona il solito membro del gruppo che non è convinto di ciò che sta facendo.
E' quasi scontato che la grandezza del film risiede, oltre che negli interpreti, nella grande ansia e tensione che permea tutto il film (all'intervallo ero abbastanza stordito). Meno scontato è invece il pregio della violenza accennata, con poco sangue, che lascia spazio al disagio che conferisce questa storia e il grande talento dell'enfant prodige Fede Alvarez, qui al suo secondo lungometraggio, dopo il sanguinolento remake de La casa ( che preferisco considerare un film a parte, dato che è imparagonabile all'originale) e alcuni cortometraggi che si ispirano da una parte da Tarantino e da Rodriguez, dall'altra da Guillermo Del Toro; la sua abilità è evidente in inquadrature come quella che vuole mostrare la pistola sotto il letto, che ricorda un pò l'Argento di "Tenebre" e scene come quella al buio, davvero terrificante, ma fuoriesce anche dalla libertà e indipendenza da case di produzioni, che gli ha permesso di scegliere il cast e sviluppare una sceneggiatura totalmente personale, insieme a Rodo Sayagues.
Occorre precisare che il film è poco horror, anche se abbiamo finalmente una minaccia umana, ma comunque molto pericolosa.
Non annoia assolutamente e il finale non esclude un sequel, che sarebbe comunque a mio parere totalmente inutile.
Va benissimo così Fede...meglio sviluppare i tuoi prossimi progetti.
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