Regia di Stefan Ruzowitzky vedi scheda film
Un brutto remake (non ufficiale) de Il giorno degli zombi, con individui affetti da un superceppo della rabbia, anziché morti viventi. Un inutile horror inglese mal diretto dal regista austriaco Stefan Ruzowitzky.
Un superceppo virale scaturito dalla rabbia, ha reso parte dell'umanità infetta. In una base sotterranea un team di studiosi, capeggiati dalla dottoressa Gina (Natalie Dormer) e con il supporto di Morgan (Matt Smith) -un "positivo" non trasformato in grado di dialogare con i contagiati- tenta di trovare un antidoto. Il gruppo di scienziati, per riuscire nell'obiettivo, cerca di risalire al "Paziente zero", ovvero quello che, per primo, ha contratto il virus. Le ricerche indicano nel Michigan il probabile focolaio da cui tutto è scaturito.
"La rabbia. La rabbia è iniziata qui, contro il governo. Ricchi, poveri, stranieri, intellettuali, conservatori, femministe, pazzi... tutti. È partito da lì. Ci arrabbiamo per tantissime valide ragioni, e per nessuna. Il virus è rimasto inattivo dentro di noi dall'inizio dei tempi. L'eccessivo stress di oggi, lo ha risvegliato. Siamo tutti pazienti zero." (Il professore, interpretato da Stanley Tucci)
Il regista austriaco Stefan Ruzowitzky, dopo il ritorno dietro alla macchina da presa con Cold hell - Brucerai all'Inferno, vola in Inghilterra per dirigere la sceneggiatura di tale Mike Le. Ne esce questo film impersonale, che naviga a vista tra i più scontati luoghi comuni del genere. Già il buon George A. Romero, nel lontano 1985 ci aveva messo di fronte al conflitto tra scienza e militari, in una -guardacaso- base sotterranea per studiare una incomprensa epidemia che trasformava i cadaveri in zombie (tutto sta nel terzo capitolo dell'epopea pseudo-politica romeriana, Il giorno degli zombi). In Patient zero invece che ritornanti, però nello stesso identico contesto, scienziati e militari collaborano (a volte anche scontrandosi) per arginare una minaccia che arriva dalla "rabbia", misteriosamente diffusasi nell'essere umano. Dato per casuale il fatto che i contagiati somiglino a zombi, la figura del professore (che pur sotto contagio, da sfoggio di erudizione citando le teorie dell'amore di Sant'Agostino!) interpretato dal bravo Stanley Tucci, è una evidente rilettura/evoluzione del Bub presente nel già citato film di Romero. Dopo un primo tempo davvero privo di ogni stimolo, la svolta verso un tipo di horror che vorrebbe indicare nella società moderna la causa di tutti i mali, pur se semplicistica, rende più interessante la storia. Ma si tratta di un breve momento (i dieci minuti in cui Tucci esprime la teoria su chi sia il vero "Paziente zero") perché poi Patient zero torna a perdersi nel confusionario e inutile corri corri generale, presentando l'evitabile finale con invasione della base sotterranea, tra l'altro girata da cani (non rabbiosi). È anche un peccato ritrovare qui la brava Natalie Dormer, costretta in un ruolo altamente regressivo rispetto a quello interpretato nell'interessante Jukai - La foresta dei suicidi.
Curiosità
Gli scienziati, di volta in volta, prima di interrogare gli infetti danno loro soprannomi legati al mondo musicale: così è possibile assistere ai surreali dialoghi tra Morgan e Joe Cocker, quando non Pete Townshend.
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