Regia di Gore Verbinski vedi scheda film
Miglior film, peggior incasso. As usual.
Ad un certo punto di questo lungo pastrocchio tonitruante semplicisticamente ingenuo c’è un tizio ch’è arrivato a metà di “der ZauberBerg” (la Montagna Incantata, aka Magica): beato lui (poi, a ‘sto punto ci sarebbe stato "bene" pure “Heart of Darkness”...), ché allo spettatore tocca godere di questa mescita di un mischione tra “Shutter Island” (Scorsese, 2010), “Crimson Peak” (del Toro, 2015) e “BrimStone” (Koolhoven, 2016), tipo Beethoven & Schubert contrappuntati da Hans Zimmer, che a tratti risulta pure di piacevole intrattenimento (ovvero dal post-incipit “shininghiano” alla visita al villaggio, ché poi, a cominciare dalla scena della vasca/silo di deprivazione sensoriale, tutto crolla e si ricicla nella reiteratamente infinita ripetizione del prevedibilmente identico uguale a quant’altro, con un protagonista – il Dan DeHaan di “Life After Beth” - e due co-protagonisti - Jason Isaacs e, specialmente, Mia Goth - che fanno quel che possono: quest’ultima molto, basti ripensare alla scena del ballo…
…con “Spliff” dei BilderBuch dal juke-box) e a tratti, per l’appunto, no, risultando comunque, ad oggi, il lavoro forse migliore (sicuramente il più “sentito” e personale), scritto con Justin Haythe, firmato da Gore Verbinski (Mouse Hunt, the Mexican, the Ring, “Pirates of the Caribbean - I, II & III”, the Weather Man, Rango, the Lone Ranger), oltre che l’ultima opera da lui co-prodotta (con Arnon Milchan) e licenziata: costata pur “solo” 40 mln di $, ne ha incassati poco meno di 30 in tutto il mondo fra teatri, streaming e home-video, costituendo così un disastro dal PdV del guadagno netto (rapporto tra costi e incasso lordo, quando, dopo “Rango”, con –135 & +245, già “the Lone Ranger” era stato una disfatta: –240 & +260) costatogli “definitivamente” il carta bianca & via libera: da allora sei abbondanti anni sabbatici forzati. E va beh.
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Fotografia di Bojan Bazelli, montaggio di Pete Beaudreau & Lance Pereira e musiche dello zimmeriano Benjamin Wallfisch (“Dear Wendy”, It - Chapter One e Two”, “Blade Runner 2049”).
Ambientato nella moderna svizzera tedesca, sembra di stare nella Cosenza degli anni ‘30, e difatti è girato in location esterne del Baden-Württemberg e della Sassonia (più gl’interni in studi brandeburghesi).
"Insensata" inquadratura finale con plot twist a guisa di cliffhanger.
Primi 2/5: ***¼
Ultimi 3/5: **¾
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