Regia di Joseph Cedar vedi scheda film
La sensazione di essere arrivato in cima: quando la provi, poi non riesci a non volerlo fare ancora.
Norman Oppenheimer è un arzillo vecchietto che sfrutta l'abbondante tempo libero a disposizione per andare alla sinagoga ad ascoltare i cori, ma soprattutto per progettare astrusi affari finanziari (le sue "consulenze") per cui va alla ricerca di potenziali soggetti interessati. Siccome ha alte mire, insegue - al limite dello stalking - amici e conoscenti che gli possano fare da tramite verso finanzieri e politici, millantando trascorsi e amicizie valorose, sempre alla ricerca del "cavallo giusto". Ma sarà proprio quando gli sembrerà di averne trovato uno veramente valido che tutto quello che ha fatto si ritorcerà contro di lui...
Forse ispirandosi alla figura di Joseph Süß Oppenheimer, banchiere ebreo vissuto in Prussia nel XVIII secolo e consulente di aristocratici di corte (da cui veniva comunque trattato con disprezzo), il regista e sceneggiatore Joseph Cedar ha fatto scaturire il personaggio portato sullo schermo da un ottimo Richard Gere, finalmente consegnato alla senilità anagrafica e comunque in grado di una interpretazione di spessore.
Il titolo originale dell'opera (Norman: the moderate rise and tragic fall of a N.Y. fixer) potrebbe essere - con la consueta ironia yddish - già uno spoiler della storia, se non fosse che il termine "fixer" nel senso di faccendiere più che eufemistico suona fantastico.
Un presunto faccendiere di cui nessuno si scomoda a raccontarci il passato e in un certo senso neanche il presente (salvo che per fugaci e concise informazioni da lui stesso conferite e di cui è lecito dubitare), e che è descritto dalle persone che lo circondano con epiteti che variano da furbo a sanguisuga; l'unico che gli attribuisce una definizione positiva (un generoso ebreo) è quel "cavallo giusto" finalmente conosciuto dopo anni di ricerche e che sembra aver visto in lui qualità inaccessibili agli altri.
Norman è un personaggio con cui è difficile empatizzare, tende a rappresentare tutto quanto appartiene al campionario ritrattistico dell'anti-semitismo ed è interessante che Cedar, ebreo nato a New York, giochi con ironia con gli stereotipi culturali, con le divisioni all'interno dei discendenti della diaspora e si diverta per esempio a fare interpretare tutti i personaggi ebrei da attori non-ebrei.
Cedar mescola realismo e assurdo senza volutamente identificare il confine fra i due; alla fine il suo protagonista somiglia a qualcuno a metà fra l'imbonitore e il lavoratore indefesso, una sorta di perdente di successo con suo originale senso della dignità come se ne incontrano nei lavori di Saul Bellow e Isaac Singer.
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