Regia di Domenico Paolella vedi scheda film
Siamo nel 1964 e il fenomeno del peplum è ormai in declino, dopo un lustro di gloriosi insuccessi: e se gli insuccessi erano tutti sul piano artistico (si trattava, come in questo caso, di film 'di recupero', cioè scritti e girati in fretta e furia per sfruttare materiali, studi e attori sotto contratto per produzioni più dispendiose), le glorie arrivavano però in ogni modo dal botteghino. Paolella era già abbastanza esperto del filone e più in generale del cinema d'azione realizzato con quattro soldi; qui ha a disposizione come protagonista il nerboruto italo-americano Mark Forest, già Mr. America 1952 e culturista con tutte le carte in regola per sfondare nel cinema nostrano di quegli anni (a dire il vero questo era in effetti il quinto ruolo da Maciste consecutivo per lui). La sua partner sullo schermo è Josè Greci, emiliana (vero nome: Giuseppina Greci) piuttosto attiva negli anni Sessanta, in concomitanza con la grande vivacità del cinema d'azione di serie B e C (dopo i 'sandaloni' si dedicò a spy story e grandi rapine); nel cast anche altri caratteristi molto noti in quel periodo come Tullio Altamura, Ken Clark, Maria Grazia Spina e Renato Terra. La sceneggiatura di Alessandro Ferraù, Luciano Martino e del regista non va affatto per il sottile, imbastendo una serie consequenziale di combattimenti, esagerazioni (volute) ed esibizioni muscolari che, chiaramente, culmina nel lieto fine romantico inevitabile. Ma fin dal titolo si capisce che la fantasia, per il filone, oramai era agli sgoccioli. 2/10.
Maciste accorre in aiuto della principessa Bianca, figlia di un re spodestato dai terribili figli di Gengis Kahn e da loro fatta prigioniera. Si offre schiavo al posto della ragazza, ma i mongoli non rispettano i patti, avidi di impossessarsi del tesoro della principessa.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta