Regia di Gerardo Olivares, Otmar Penker vedi scheda film
Fate volare quest'aquila e per il resto levatevi dai piedi.
Questo film sono due film, di cui uno potrebbe essere muto e l'altro sarebbe meglio lo fosse.
Da una parte abbiamo immagini fantastiche delle aquile (ma come hanno fatto?), della loro dignità ed eleganza, nonostante un verso naturale che è qualcosa che sta tra quello del somaro e quello del maiale. E qui basterebbe una colonna sonora adatta per farne un documentario eccellente.
Purtroppo però ci hanno voluto imbastire sopra una storia, per giunta edificante, nella quale compare anche un Jean Reno spaesato come non mai, di rara irrilevanza sotto ogni aspetto.
Ne consegue che ogni apparizione dei tre umani che popolano le scene venga percepita come totalmente inutile, se non dannosa e fastidiosa.
Reno è una sorta di Barnabo delle montagne, ma più buonista, dedito a fare su e giù per vette e crinali. "Guardiaboschi", si autodefinisce, con evidente paradosso perché lì non c'è nessuno, i boschi se la cavano benissimo da soli, e Jean risulta in un escursionista perditempo.
Il padre del ragazzo - l'unico altro adulto - gli è morta la moglie e vabbè, non è divertente, ma sembra incapace di far altro che non sia piantare staccionate e sparare in aria.
Il ragazzo è muto o quasi (meno male) perché scioccato dal fatto di aver in pratica dato fuoco lui all'adorata mammina (vedi sopra), e parla solo con l'aquilotto Abel (sì, c'è pure un fratello altrettanto alato che - pur non nominato - è un Caino).
Sembra una trama? Non lo è.
Sono in grave imbarazzo. Voto al documentario: 9. Voto alla trama: 1. La media farebbe 5, ma se levi il sonoro e ci metti Mozart in sottofondo potrebbe arrivare a 7.
Consigliatissimo a chi ama le aquile, sconsigliatissimo a chi ama le trame.
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