Regia di Alexandros Avranas vedi scheda film
Oggi, recensiamo in anteprima il thriller Dark Crimes, conosciuto anche col titolo True Crimes. Ed è infatti tratto dal quasi omonimo articolo del giornalista e scrittore David Grann (Civiltà perduta, The Old Man & the Gun), True Crime, non fosse che i distributori hanno deciso di aggiungervi appunto una s plurale. Probabilmente per distinguerlo dal film Fino a prova a contraria di e con Clint Eastwood, il cui titolo originale è proprio True Crime.
Nel suo lungo e disaminato articolo, Grann faceva luce su un terribile e folle caso giudiziario-processuale.
Articolo apparso sul New Yorker, definito dallo stesso Grann come un Postmodern Murder Mystery, e la sua potenziale trasposizione cinematografica inizialmente aveva attratto perfino Roman Polanski, che in un primo tempo doveva esserne il regista.
Alla fine il director è diventato il greco Alexandros Avranas, messosi in luce con l’apprezzato Miss Violence.
E dobbiamo dire che il signor Avranas, dalla pur notevole “intuizione” di Grann e dalla sua storia rocambolesca e incredibile, mal assistito dal frettoloso, pedestre adattamento di Jeremy Brock (L’ultimo re di Scozia), ha tirato fuori un film brutto, assai brutto. Incolore, il cui unico, vero motivo d’interesse è Jim Carrey, che sfoggia una folta barba, è molto invecchiato e interpreta in maniera parossisticamente sin troppo drammatica l’inedita parte, perlomeno considerati i suoi celeberrimi trascorsi comici, di un detective polacco di nome Talek.
Dark Crimes, un film presentato al Warsaw Film Festival nell’Ottobre del 2016, uscito negli Stati soltanto a Maggio scorso, e giustamente sepolto da critiche negativissime, tanto da totalizzare un davvero poco onorevole 24% di media recensoria su Metacritic.
Un filmaccio, insomma? Be’, no, non del tutto. Forse di più.
Una delle grandi mode del Cinema degli ultimi anni è stata quella dei thriller scandinavi dalle ambientazioni nebbiose, invernali e plumbee, e Hollywood non ha lesinato nel saccheggiare i best seller di Stieg Larsson oppure di Jo Nesbø, con esiti però abbastanza infausti. Vedi ad esempio il poco riuscito L’uomo di neve di Tomas Alfredson con Michael Fassbender. Film che cito apposta perché, sebbene Dark Crimes sia ambientato nella mitteleuropea Polonia, presenta la stessa co-protagonista del film con Fassbender, una delle attrici preferite di von Trier, la sempre torbida, malaticcia e perversa Charlotte Gainsbourg. Che pare essere abbonata a questo genere di film sudiciamente pieni zeppi di sporchi intrighi. E qui infatti interpreta l’emaciatissima, scarna, viziosa, sadomasochistica tossicodipendente Kasia.
Trama...
Talek (Jim Carrey) è un poliziotto solo come un cane, in età quasi già pensionabile, sposato a una donna che probabilmente non ama. Un uomo triste e cupo che spera di risolvere il caso della vita, che potrebbe riabilitarlo a livello d’immagine e dignità personale presso il capo della polizia e i suoi colleghi, i quali paiono non stimarlo affatto e lo trattano tutt’al più da burocrate-fantasma insignificante.
Presto Talek si convince che l’autore dell’omicidio di un uomo, ch’era un habitué di un locale clandestino per pervertiti, possa essere nientepopodimeno che uno degli scrittori maggiormente in voga del momento, l’enigmatico Kozlov (Marton Csokas) perché, nel suo libro, Koslov ha descritto minuziosamente e con assoluta precisione millimetrica il modus operandi dell’autore dell’assassinio, che combacia alla perfezione con la versione a cui è giunta la polizia dopo appurate indagini.
Un assunto mutuato dal succitato articolo di Grann, basato a sua volta sulla vera storia dello scrittore Krystian Bala, condannato a venticinque anni di carcere per essere stato de facto ritenuto il responsabile di un brutale omicidio da lui descritto in varie occasioni. Bala che però, nonostante le accuse e la condanna, si è sempre dichiarato innocente. Forse non sapremo mai la verità.
Dark Crimes “rimodella” in modo sciapido l’articolo di Grann, cambiando il nome dei personaggi, apportando qualche modifica e aggiustamento alla storia originale e prosaicamente trascinandosi stancamente per un’ora e trentadue minuti lentissimi, scanditi talvolta da dialoghi ridicoli e pretestuosi, in un balletto sconvolgente di tedio intervallato solo da qualche nudo generoso, come al solito, della Gainsbourg. E ci viene il dubbio che oramai Charlotte venga scritturata soltanto perché è un’attrice che, al di là del suo conturbante fascino atipico, non ha alcuna vergogna di spogliarsi nei film da lei interpretati, lanciandosi in scene di sesso piuttosto spinte e selvagge.
Dunque, Dark Crimes è un film che può attirare la vostra curiosità solo per due evidenti motivi: un Carrey assolutamente inconsueto, sebbene molto monocorde e spesso impacciato, e una Gainsbourg puntualmente osé e morbosa.
Non è mia intenzione spoilerare ma posso dirvi che il signor Talek/Jim Carrey può candidarsi benissimo al ruolo pressoché imbattibile e indiscusso di uno dei maggiori coglioni della storia del Cinema.
Di tutto cuore, ci auguriamo che il vero comeback di Jim Carrey, dopo tanti anni di oblio, avvenga con l’attesa serie Kidding diretta da Michel Gondry.
Sì, Jim Carrey negli ultimi anni ha dichiarato più e più volte pubblicamente di essere stato affetto da una grave depressione e di aver meditato al suicidio. Ecco, non voglio infierire oltremodo su Dark Crimes ma certo è che girare un film di questo tipo non credo, caro mio grande Jim, che sia stata la “cura” per te più adeguata.
Dark Crimes, insomma, un film deprimente sotto ogni punto di vista, che genera un forte, incombente stato depressivo latente nell’anima di ogni spettatore minimamente intelligente.
Se siete però dei sadomasochisti come Kasia/Gainsbourg, questo film potrà scatenare in voi malsane sensazioni e suggestioni piacevoli. Dunque, potrete anche apprezzarlo. Contenti voi.
di Stefano Falotico
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta