Regia di Mira Nair vedi scheda film
Si spinge più in là dei consueti canoni Disney, pur mantenendo un linguaggio cinematografico adatto ai bambini. Oltre che di scacchi, si parla di tematiche niente affatto banali, tra cui il l'emancipazione femminile e il "razzismo tra neri". Voto: 7+
Mi era stato suggerito da un amico istruttore di scacchi e avevo iniziato a guardarlo con un certo sospetto, immaginando che fosse la classica "operazione Disney" che costruisce una favoletta edificante sulla storia di una bambina povera.
In realtà, il film merita di essere visto e si spinge più in là dei consueti canoni Disney, pur mantenendo un linguaggio cinematografico adatto ai bambini.
Si parla infatti di varie tematiche niente affatto banali, tra cui il l'emancipazione femminile e il "razzismo tra neri".
Riguardo a questo ultimo tema, potremmo riassumere l'insegnamento del film nella celebre battuta del pugile afroamericano Larry Holmes: "È dura essere negro. Ti è mai capitato di esserlo? A me sì, una volta, quando ero povero."
E così, nel film, assistiamo alle prevaricazioni e alle ironie subite dalla piccola protagonista Phiona, che è, per l'appunto, la più povera tra i poveri (il "Katwe" del titolo è la baraccopoli ugandese dove vive).
Per giunta è pure una femmina, in un contesto in cui alle donne viene prospettata un'unica possibilità di sopravvivenza: "vendersi" a un marito. Anche la madre di Phiona, vedova da poco, rifiuta di risposarsi e per questo è isolata, specialmente dalle altre donne che la considerano "superba". Questa agghiacciante ostilità delle donne contro le donne mi fa venire in mente quelle nonne e zie che impongono la mutilazione genitale alle nipotine "per il loro bene" (o quelle che denunciano le maestre d'asilo per i loro video hard...).
In tutto questo, il nobil giuoco si inserisce alla perfezione, sia nei classici aspetti allegorici (il pedone che diventa regina), sia in quelli più concreti che richiamano il talento, lo studio e l'impegno.
L'ho visto volentieri con tutta la famiglia.
Voto: 7+
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