Regia di Carlo Vanzina vedi scheda film
Italiani a Miami: una ragazzina in fuga, alla volta di un festival musicale, inseguita dal padre; due genitori con i rispettivi figlio e figlia studenti universitari. Le circostanze uniranno i vari personaggi, sconvolgendo le loro vite verso il più classico lieto fine.
L'ennesimo film di Carlo Vanzina (sceneggiato insieme al fratello Enrico) segue gli standard, invero miserrimi, della 'vacanza di lavoro' cinematografica, ovverosia: trasferta esotica, storiella dozzinale, regia disastrosa e confezione televisiva che accorciano i tempi di lavorazione; tutto il resto è spasso e relax in Florida, con la scusante di 'fare del cinema'. E' abbastanza evidente che, se le autorità americane avessero - paradossalmente - visto in anticipo i risultati della trasferta, i permessi per le riprese non sarebbero stati mai accordati; pazienza così, in fin dei conti Miami beach non aggiunge nulla che già non si sappia sui Vanzina e sul cinecocomero, l'equivalente estivo del cinepanettone, cioè una commediaccia colma di stereotipi e ipocrisie italiote da scagliare in sala durante la stagione calda. E non ambisce a nulla che non possano aver raggiunto già le altre pellicole sfornate in serie dai figli di Steno, quantomeno negli ultimi anni: un discreto incasso nell'immediato, il dimenticatoio per l'eternità. La trama è francamente indigeribile: tutto già stravisto nel cinema vanziniano e tutto sempre più sbracato, privo di mordente, a un passo dal soporifero; il cast oltrettutto non riesce a racimolare di meglio che qualche seconda linea di provenienza televisiva (Max Tortora, Paola Minaccioni, Ricky Memphis) e altrettanti dilettanti allo sbaraglio, mal diretti dal regista, che abbassano ulteriormente il livello della recitazione e la qualità già compromessa del film. Se proprio si vuol guardare a qualcosa di positivo, per lo meno la consueta volgarità burinesca dei Vanzina è contenuta: Miami beach è un film soltanto 'abbastanza sboccato'. 1,5/10.
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