Regia di Michel Ocelot vedi scheda film
Parigi 1889: in occasione della Esposizione Universale, organizzata in pompa magna presso i sontuosi Campi di Marte, nella capitale francese che, con l'occasione, diede incarico all'avanguardista ingegnere Eiffel della costruzione della celebre torre, assurta poi a simbolo della città - facciamo la conoscenza della piccola, graziosa ed intelligente Dilili, chiamata, assieme ad alcuni connazionali canachi, a rappresentare, presso uno stand a loro riservato, uno spaccato di vita tipico del suo coloratissimo e lussureggiante paese circondato dalle sterminate acque dellOceano Pacifico.
Costei, ospitata da una generosa nobildonna, farà innanzitutto amicizia col bello e generoso facchino Orel: assieme i due, oltre a fare la conoscenza dei più illustri esponenti della cultura, arte e scienza di quell'illuminato periodo conosciuto come Bell'Epoque, si impegneranno a minare le base di una spregevole, bieca organizzazione nota come i Maschi Maestri, costituita da uomini malvagi intenzionati a soggiogare definitivamente la figura femminile, relegandola a mero oggetto od utensile, eventualmente oggetto di saltuario ludibrio dei sensi.
Dal disegno magico, dalle idee ferventi e dalle brillanti intuizioni del celebre disegnatore e regista Michael Ocelot, Dilili a Parigi rappresenta una summa di problematiche mai veramente risolte o sopite in capo all'umanità, ed anzi oggi più che mai all'ordine del giorno quanto a gravità e portata di peso: il problema della tolleranza, integrazione tra razze, della discriminazione della figura della donna, il valore dell'amicizia e della cultura come vero lasciapassare per dirimere ogni stupida e bieca forma di prevaricazione, divengono in questo gradevole e talvolta emozionante film, il filo conduttore di tutta una serie frenetica di avventure sullo sfondo lussureggiante e maestono della scintillante "ville lumière".
Certo il cartoon in generale, a differenza del cinema con attori in carne ed ossa, può permettersi di indulgere in accumuli ostentati e altrimenti poco probabili per essere accettati o digeriti. La bimbetta che incontra tutto il gota della cultura e della scienza in sole poche ore di avventura senza tregua tra stradine, vicoli, pendii di Montmartre, il sottofondo de les egouts, e persino i cieli solcati da un gigantesco e placido dirigibile, altrove costituirebbe una stravaganza difficilmente tollerabile.
Ad altro cinema tutto questo lusso non sarebbe concesso, ma Diliki resta comunque un film magico e toccante che conferma la potenza dello stile illuminato del suo autore, e che si adatta a ogni visione, fornendo possibilità ad ogni età di cogliere quei preziosi particolari che solo ogni variabile fascia di vita è in grado di cogliere in via preferenziale rispetto alle altre.
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