Regia di André Téchiné vedi scheda film
Il nuovo film di André Téchiné, in concorso a Berlino 66, è la dimostrazione che ancora oggi si può fare un film plausibile con l'aspirazione del realismo senza che si scivoli nell'opera a tesi. Quand on a 17 ans non si fa viziare dagli eventi narrati, talmente veri da apparire fuggevoli - stupendamente privi di una costruzione gerarchica che ne rimarchi l'importanza - ma mantiene sempre un punto di vista ondeggiante, stranamente contemplativo nonostante si possa dire davvero che non c'è praticamente nessun tempo morto. Téchiné scandisce la sua non-storia in tre parti che rappresentano i tre semestri scolastici dell'ultimo anno di liceo dei due giovani protagonisti, e con l'occasione li mette costantemente a confronto con il passare tranquillo e normale delle stagioni. Senza clamori e senza furori, il film di Téchiné racconta una storia che si può vedere o come tentativo di rassegnazione alla vita, o come voglia di imporsi sulla stessa. Non gli interessano i generi cinematografici, ma gli interessa prepotentemente il Cinema. Quindi, oltre a un repertorio di jump-cut da Nouvelle Vague (con la stessa inquadratura dello stesso soggetto interrotta da uno stacco apparentemente insignificante), di inquadrature decentrate e di campi-controcampi sconfinati (mai per i dialoghi, ma per gli sguardi dei personaggi sulle cose), Quand on a 17 ans sa proporre un modo di descrivere persone attraverso le immagini in maniera verissima senza pedanti zavattinate. Eppure come negare che la mdp stia sempre attaccata ai suoi personaggi? Non si può negarlo, ma semplicemente non ce ne accorgiamo nemmeno. Nonostante qualche ammiccamento sia di troppo, e un po' fuori posto (il poster di C.R.A.Z.Y di Vallée nella camera di Damien), è straordinario come si riesca ad arricchire di segni complessi e variegati una non-storia così semplice: non solo il tema del doppio-figlio (Damien e Thomas si alternano nel ruolo di figlio di Marianne; Thomas soffre perché è stato adottato e si sente "finto"), ma anche il desiderio (il rapporto eterosessuale di Marianne col marito è posto a confronto con il rapporto fra Damien e Thomas tramite sogni ed ellissi; i personaggi vengono scoperti lentamente nell'animo come nel corpo, con nudità prima accennate e poi esibite) e l'eterno ritorno delle cose e delle situazioni (se da un lato il paesaggio si affaccia con le sue intercambiabili stagioni, gli esseri umani subiscono una morte e ottengono una rinascita). Insomma, piaccia esagerare per una volta: Quand on a 17 ans è un film da non perdere. Perché se è vero che percependo le cose possiamo essere colpiti dall'evento più insignificante, il grande Cinema sa catturare ed emozionare con una semplice dissolvenza in nero (l'unica del film, clamorosa).
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