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Il labirinto dei sensi

Regia di Joe D'Amato vedi scheda film

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La recensione su Il labirinto dei sensi

di mm40
2 stelle

Nella villa di una famiglia di ricconi arriva la nuova cameriera francese e scopre fin da subito che i suoi datori di lavoro sono un branco di pervertiti senza speranza di redenzione. La routine degli accoppiamenti, in cui viene coinvolta anche l’ultima arrivata, è spezzata solo dall’arrivo del vecchio capofamiglia, che naturalmente ha subito un occhio di riguardo verso la cameriera.

 

Una delle poche cose divertenti o quantomeno interessanti che rimangono approcciandosi alla visione di pellicole di tale risma – dozzinale, finto-sofisticata, blandamente erotica, senza capo né coda nella costruzione narrativa – è la lettura dei nomi sui titoli di testa; trattandosi di Joe D’Amato, al secolo Aristide Massaccesi, lo sfoggio di pseudonimi è a dir poco esuberante: già quello scelto per il credito di regia è un nome d’arte, così come lo sono d’altronde Federico Slonisko (direttore della fotografia) e Leslie Wong, unicum utilizzato dal multiforme cineasta per lo sceneggiatore di questo film. Anche il nome del produttore, Tony Bennett come il famoso cantante, è abbastanza sospetto (risulta avere lavorato in una manciata di titoli, tutti di quel periodo e diretti da Massaccesi/D’Amato), mentre Kathleen Stratton è a tutti gli effetti Rosanna Landi, montatrice prediletta dal Nostro. Monica Carpanese, italiana dal taglio degli occhi all’orientale, è l’adatta protagonista del caso, accreditata ovviamente con un nome fasullo e vale a dire Monica Seller; nudi e scene softpornografiche, cioè senza accoppiamenti espliciti (ma con un fastidioso abuso del ralenti), sono abbastanza frequenti e la seconda metà del film ne è quasi interamente composta, ma la tensione erotica come già rilevato è ai minimi storici e anche lo spettatore guardone non troverà granché di consolante alla visione de Il labirinto dei sensi. Di buono si salvano solo la fotografia e la composizione dell’inquadratura, strumenti ben padroneggiati da D’Amato che, per chiudere con una curiosità, in quel momento trasse ripetutamente ispirazione dall’estremo oriente per lavori piuttosto analoghi per tematiche e fattura come Chinese kamasutra e China and sex, entrambi usciti nel 1994. 2/10.

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