Regia di Damien Chazelle vedi scheda film
"Onore a chi è un po' folle, a chi ama osare, a chi ama sognare." Mia
Praticamente una dichiarazione d'intenti.
E infatti La La Land è un film dedicato ai sognatori.
O almeno per chi si sforza ancora di sognare, e che magari non è neppure consapevole di esserne ancora capace, realizzato da un regista che non soltanto è un sognatore ma, peggio ancora, è addirittura un romantico.
In pratica una combinazione letale.
Inevitabile quindi per chi è di indole più cinica o materialista (e lo dico senza intenderlo come un qualcosa di negativo) possa trovare qualche problema a rapportarsi ad un film del genere o a contestualizzarlo in un'ottica realistica, o almeno più pragmatica.
Molto semplicemente non è un film per loro perché non presenta quegli elementi di realismo, concretezza e di praticità con i quali di solito si immedesimano quando assistono a un prodotto di finzione, e che gli permettono di connettersi con quel senso di realtà, vera o presunta che sia, di cui non possono fare a meno nemmeno al cinema.
Per tutti gli altri, invece...
...più che un film, La La Land è un'esperienza!
Poesia e genio. Il film è anche questo.
Un musical colorato e vivace ma anche struggente, tecnicamente validissimo, con continue citazioni sia cinefile che musicali, a partire ovviamente dalla stagione aurea del Musical americano (ma non solo!), e il tutto in una Los Angeles stilizzata e incoerente, come sospesa nel tempo, tra passato e presente, e a cui musica e vestiti donano un fascino retrò da vecchia Hollywood mai vista prima d'ora al cinema.
Un'atmosfera anche surreale, a volte, ma con un'evidente funzione emotiva che affascina e conquista e a cui è legata una storia semplice ma universale, trasformata però anche in un percorso esistenziale e, soprattutto, romantico, un inno ai sentimenti più travolgenti e intimi seppur con un finale profondamente malinconico.
Ma a Chazelle non interessava imitare soltanto la dinamiche del passato quanto invece catturarne lo spirito e metterne in scena una sua rivisitazione sì moderna ma anche legata a una diversa sensibilità, meno semplicistica e, probabilmente, anche più pessimistica, comunque ben ancorato alla contemporaneità, attraverso un profondo lavoro di decostruzione e ricostruzione delle opere originarie.
La La Land è anche una dichiarazione d'amore del regista per la musica (particolare che, insieme al Jazz, lo lega indissolubilmente al suo lavoro precedente) ben visibile nel modo con cui i personaggi ne parlano o nel modo in cui vengono valorizzati gli strumenti, riportati spesso in primo piano o comunque al centro della scena, o il soffermarsi sulle mani o sulle dita dei musicisti.
Fondamentale per la riuscita della pellicole è stato anche l'apporto artistico dei suoi principali protagonisti: Emma Stone e di Ryan Gosling.
La parte del leone è inevitabilmente di Emma Stone, comunque ben sostenuta da Gosling, bravissima non soltanto nella recitazione ma anche nel canto e nel ballo, in una prova davvero a 360° e che le permette di mostrare tutta la sua versatilità di attrice completa.
Ma a questo punto io spezzo una lancia in favore del povero Ryan Gosling, forse un pò troppo bistrattato (non sempre a ragione) da una certa critica.
Data per palese la secondarietà del suo personaggio rispetto a quello della Stone, vero centro emotivo del film, Gosling non spicca certo per espressività, questo è vero, ma non si tratta affatto di una carenza recitativa in quanto è il personaggio stesso a non distinguersi per estroversione. Fin dall'inizio Sebastian viene infatti presentato come un solitario, dedito unicamente alla sua passione e con molta poca propensione a rapportarsi con gli altri o a creare legami.
E' proprio l'incontro con Mia a spingerlo ad aprirsi, almeno con lei, ma è e rimane un personaggio piuttosto chiuso, introverso (e infatti dopo che si lasciano torna a chiudersi nel suo mondo) a cui Gosling si adegua confermando la sua predilezione a lavorare, magnificamente, soprattutto di sottrazione (che poi questo possa essere un limite è anche vero ma in questo caso è coerente e funzionale al personaggio che interpreta).
Non manca poi il cameo di J.K.Simmons che dopo la fortunata esperienza con Chazelle torna a rendergli omaggio in una piccolissima parte.
Riguardo invece all'amabile "goffaggine" dei due protagonisti è un falso problema, in quanto elemento non soltanto voluto ma anche costruito attorno ai due personaggi, persone comuni (e non celebrati professionisti) che inseguono un sogno, magari anche maldestramente, commettendo quindi errori e scelte sbagliate, ma che si collega direttamente ai sogni e alle problematiche del pubblico in sala, e costruendovi attorno un'empatia e un legame che altrimenti non sarebbe stato possibile.
La "sliding door" finale poi chiude il cerchio di un'esperienza che li ha cambiato entrambi nel profondo in un sorriso che sancisce l'impossibilità che certi rapporti possano sopravvivere ai propri sogni (o anche bisogni. Che poi spesso non sono forse la stessa cosa?), i vani compromessi nel cercare di rimandare (purtroppo) l'inevitabile ma anche & soprattutto quella spinta a vivere che solo i sogni e l'amore possono dare. Anche a costo della propria felicità (specie quando si trasformano in ossessione).
La La Land è sicuramente un'opera che assolve perfettamente allo scopo di colpire una giuria o un pubblico, questo è innegabile, ma è anche (e soprattutto) un prodotto che nella sua palese accessibilità non si dimentica di essere anche un'opera autoriale e di riflettere, quindi, anche l'enorme talento del suo creatore, qualcuno che ritroveremo sicuramente ne gli anni a venire e con cui tutto il cinema americano dovrà in qualche modo confrontarsi.
E anche questo è innegabile.
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