Regia di Damien Chazelle vedi scheda film
Fosse stato "lui aspirante calciatore, lei aspirante velina", il pubblico italiano sarebbe andato in sollucchero per questa paccottiglia traboccante kitsch che ha fatto incetta di premi (Coppa Volpi a Venezia per la migliore attrice a Emma Stone, Oscar 2017 per miglior regia, attrice protagonista, fotografia, colonna sonora, scenografia e canzone originale). Tutto per cosa? Per una scena iniziale che, va riconosciuto, ha il suo effetto e deve essere costata un bel po' (un'infinita serie di macchine su una tangenziale losangelina è l'occasione per il primo balletto) e pochissimo altro. A partire dagli attori: Emma Stone, sguardo con l'esoftalmo perennemente corrucciato, e Ryan Gosling, che avrà anche imparato a suonare il pianoforte come si deve ma che, lavorando senza cappello, ha meno espressioni di quelle enumerate da una celeberrima battuta di Sergio Leone su Clint Eastwood. Entrambi a dir poco legnosi quando si tratta di ballare. Tra i due - lui jazzista che vorrebbe aprire un locale dove si suona musica mainstream, lei attricetta di quart'ordine che sbarca il lunario come barista - scocca la scintilla. Ma quando a lui si prospetta la possibilità di partire per una lunga tournée con la sua band, lei comincia a sconquassare le appendici pendule e se ne torna a casa dai genitori. Quando si incontrano di nuovo, cinque anni più tardi, le loro vite sono cambiate.
Tolti i cromatismi, le scenografie, qualche coreografia, alcune canzoni piuttosto indovinate, il resto di questo filmetto riproduce la stessa grana grossa del precedente film del trentenne Damien Chazelle, il pessimo Whiplash, con una trama meno che insulsa, robetta per anime belle, capaci di accontentarsi di fare sogni lasciando passare ancora una volta un messaggio reazionario (i bianchi salvano la musica dei neri...) a occhi aperti con storielline corrive come questa. Non essendo Bob Fosse né riuscendo a riprodurre quella leggerezza degna di Grease, Chazelle vorrebbe ispirarsi al musical classico. Ma Stanley Donen e Vincente Minnelli appartengono a un altro pianeta.
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