Regia di Damien Chazelle vedi scheda film
Giovedì, tardo pomeriggio. Mi dirigo a grandi passi verso il cinema. Sono stufo e arrabbiato, ho preferito fuggire dai miei problemi e naturalmente il primo posto in cui rifugiarmi che mi è balenato nel cervello è la sala cinematografica. Almeno lì posso starmene tranquillo e distanziare la mente dalla merdosa realtà quotidiana. Vado alla cassa, pago in fretta senza che il cassiere quasi faccia caso a me, poi mi dirigo verso la sala. Il cinema è quasi vuoto. Ottimo, penso. Almeno non devo sorbirmi lo sguardo annacquato di qualche deficiente che si sorprende a vedere un giovane tutto solo nell'insolito atto di farsi gli affari propri. Entro in sala senza che manchi molto all'inizio. Completamente vuota. Una delle più grandi botte di culo della mia vita. Mi siedo proprio al centro, in posizione strategicamente perfetta, e inganno il tempo e l'odiosa pubblicità facendo un aereoplanino di carta con il mio biglietto. Finalmente il film comincia. La prima scena non mi convince molto, inizio ad avere dei dubbi sul tipo di film che sto guardando. Per fortuna la musica cambia quasi subito. In tutti i sensi. Mi ritrovo a seguire con palpitazione il film, assorbito a tal punto da non rendermi quasi conto che c'è un'altra persona in sala. Che si fotta. Se vuole rubarmi il portafoglio giacché siamo soli faccia pure, basta che non mi disturbi. Inizio a venerare la Stone come una dea. Quasi mando a fanculo Ryan Gosling quando litigano seduti a tavola. Penso: se avessi una donna come Emma altro che tour in giro per il mondo, ma solo ai pirla capitano queste fortune? Arriviamo al finale: fa male. E per un attimo spero che sia tutto finto, che un'altra giravolta di regia mi restituisca i due protagonisti come li avevo lasciati cinque anni prima. Ma, come tutti i bei sogni, dura un battito di ciglia. Le luci si riaccendono. Rimango ad osservare i titoli di coda in completa adorazione. Sono quasi finiti quando entrano due inservienti con secchio e scopa in mano. Muti e seduti, gli ordino mentalmente. Lo fanno. Bravi. I titoli finiscono. Mi alzo e mi incammino all'uscita, assorto nei miei pensieri. Fuori piove, non una pioggia fitta ma una pioggia di quelle gradevoli, che ti accarezza i capelli con gelide dita d'acqua. Non penso nemmeno per un attimo a coprirmi. I sogni. Bella cosa i sogni. Peccato che in pochi abbiano veramente il coraggio di inseguirli. Un pensiero poetico, sprecato di fronte all'ineluttabile grigiore della mia vita quotidiana. Bella cosa anche l'amore. Già. Chissà, forse un giorno. Intanto ripenso al film, alla musica, al jazz, agli occhi di Emma Stone. E mi viene da sorridere. Mi incammino a grandi passi verso una meta indefinita. City of stars, are you shining just for me? City of stars, there's so much that I can't see...
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