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La La Land

Regia di Damien Chazelle vedi scheda film

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La recensione su La La Land

di Springwind
6 stelle

un film "carino" e nulla più

Mah .. difficile capire il perché delle 14 nomination all'Oscar. È un film "carino", niente di più: "carini" i protagonisti; "carina" la storia; "carina" la musica; "carine" le coreografie e gli abiti e i dialoghi ... Con il musical classico ha poco a che spartire: i momenti di ballo sono pochi e goffi (a parte lo strepitoso inizio); le canzoni, spesso sussurrate con un filo di voce, non si sostituiscono mai al dialogo. La storia è risaputa: due giovani, l'amore, la carriera, la scelta tra il successo e il sentimento. Echi di "New York, New York" e "Les parapluies de Cherbourg" si sprecano: ma Chazelle non è Scorsese e neppure Demy, Emma Stone non è Liza Minnelli, e così il rimando al primo si esaurisce nelle analogie della vicenda e nell'elevare a protagonista una città (là New York, qui Los Angeles) e siccome Stone non è neppure Catherine Deneuve, gli echi del secondo si ritrovano soprattutto nei colori pastello di abiti e interni (nonché nell'analogo finale amarognolo). Non credo, come qualcuno ha scritto, che il pregio di questa pellicola sia avvicinare al musical le giovani generazioni: chi non li conosce, non può ritrovare gli influssi di questo o quel musical classico nel film ed essere incuriosito a scoprirli. Non credo neppure che questo film possa contribuire a diffondere la musica jazz, poiché il jazz ascoltato e suonato dal protagonista non è di grande livello ed è piuttosto datato. Credo invece che questo film possa in primo luogo suscitare nei giovani un processo di identificazione alquanto gratificatorio: i due protagonisti sono carini quanto basta (non bellissimi); sono simpatici (soprattutto lui; lei a tratti è insopportabile con quegli occhioni sgranati a vuoto, ma anche in questo la ragazzina media si può riconoscere ...); ballano alla buona, come potrebbero fare due ragazzi qualsiasi. E il fatto che arrivino entrambi a realizzare i loro sogni di successo oltre a essere l'ennesima  variazione sul tema della "land of opportunities" offre uno spiraglio di speranza a una generazione  cui i sogni sembrano essere stati rubati dalle dure leggi dell'economia (una generazione che, tra l'altro, non stenterà a riconoscersi anche nella necessità di sacrificare al successo il sentimento). Alle generazioni più anziane, resta il dubbio del perché abbia tanto successo una storiella affidata a una Audrey Hepburn dei poveri e a un giovane attore bravo, simpatico, eclettico ma che, ogni volta che muove un passo di danza, fa venire una gran voglia di rivedere il grande Gene Kelly.

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