Espandi menu
cerca
La La Land

Regia di Damien Chazelle vedi scheda film

Recensioni

L'autore

supadany

supadany

Iscritto dal 26 ottobre 2003 Vai al suo profilo
  • Seguaci 406
  • Post 189
  • Recensioni 5883
  • Playlist 118
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su La La Land

di supadany
10 stelle

La bellezza dell’amore più profondo, la realtà della vita più comune e l’armonia del musical di vecchia scuola. Lui, lei e il destino, Damien Chazelle e la musica atto secondo. Epifanie immense e solstizi malinconici, con due protagonisti in palla. La vita (che conta) racchiusa in un film.

Venezia 73 – concorso ufficiale.

Nel secondo lungometraggio di Damien Chazelle c’è ancora tanta, tantissima, musica ma rispetto al pluripremiato Whiplash, l’autore ne fa un utilizzo opposto, quasi a voler rispondere a quella parte di pubblico, e critica, che, per averne fatta un’ossessione, lo aveva considerato eccessivo.

I toni sono quindi molto diversi, mentre le ambizioni abbondano - così come i premi  che è ipotizzabile conquisterà - sotto parecchi punti di vista.

Mentre Mia (Emma Stone) passa da un’audizione all’altra nella speranza di diventare un’attrice, Sebastian (Ryan Gosling) sogna di aprire un locale jazz tutto suo e nel frattempo fatica a mantenere l’incarico da pianista in quanto poco incline a rispettare le richieste dei suoi titolari.

Dopo un paio d’incroci estemporanei, i due cominciano a frequentarsi, scatta la scintilla, mentre i loro desideri di carriera si frappongono sulla strada dell’amore che li vede protagonisti.

 

Ryan Gosling, Emma Stone

La La Land (2016): Ryan Gosling, Emma Stone

 

La la land sprizza vitalità e volontà - di catturare l’attenzione, stupire, scatenare un’emozione e proporre tutto ciò cui l’autore tiene - da tutti i pori, fin da una partenza in pompa magna che trasforma una coda di automobili in un numero musicale mozzafiato.

Qualità che fanno rima con ambizione, consapevolezza dei propri mezzi e degli obiettivi da conseguire. Damien Chazelle utilizza più stratagemmi, partendo da una divisione della trama in quattro - più uno - atti, in riferimento alle stagioni (anche del cuore) e un doppio inizio che viaggia sulle rispettive prospettive dei due protagonisti assoluti con un flebile aggancio a legarle.

Su tutto brilla l’amore, abbondante e declinato in varie modalità; il più classico tra un uomo e una donna, quello per la musica jazz (il vero jazz, quello che non ascolta(rebbe) più nessuno) e il musical, agganciato al mondo reale, al quale si collega un sentito, e furbo quanto volete, omaggio al cinema classico, con dichiarazioni esplicite a Casablanca e Gioventù bruciata e non ultimo quello per i grandi divi ai quali Ryan Gosling, in versione ciuffo ribelle, ed Emma Stone, con occhi da cerbiatta annessi a sorrisi immensi e, all’occorrenza, fiumi di lacrime - per la terza volta insieme dopo Crazy, stupid, love. e Gangster squad - fanno il verso fin dalle movenze (e lo stesso vale per J.K. Simmons, presente per pochi minuti e anello di congiunzione con Whiplash).

E con il sentimento del cuore per antonomasia, ecco i sogni da poter realizzare nella città delle star, dove la venerazione ha soppiantato ogni forma di valore e, nonostante tutto l’impegno spendibile per diventare un’attrice affermata o aprire un locale jazz, la vita rimarrà sempre un puzzle al quale mancherà irrimediabilmente un pezzo. Tragicamente, potrebbe anche essere quello più importante di tutti, in grado di riaprire, prima o dopo, uno squarcio d’immaginazione che racchiuda un’essenza di dubbi, rimpianti, sogni e consapevolezze di anni vissuti rimuovendo un pezzo fondamentale di se stessi.

Per raccontare tutto questo, Damien Chazelle si sdoppia in quattro, partendo da una divisione in atti, o meglio, capitoli stagionali – inverno (le delusioni), primavera (le opportunità), estate (l’idillio) e autunno (un nuovo equilibrio da ricercare), più il futuro anteriore – con numeri da musical senza tempo e ventate di leggera poesia romantica, con i sognatori che non temono i fallimenti dato che l'importante rimane osare, non lasciare cadere nel nulla una qualsiasi opportunità. La la land è una pellicola disegnata con grazia - e ancor prima pensata - in grande stile hollywoodiano, sospesa e contemporaneamente ancorata tra un passato risvegliato da un lungo torpore e il moderno, installato tra più pieghe, sicuramente conscio di ricercare un ampio gradimento, il piacere più candido, anche se alla base rimane la scelta, d’autore - incredibilmente navigato seppur alle prime armi - di far prevalere un velo di apprezzabile e corroborante malinconia, un mood che unisce tutti sotto lo stesso cielo (prima o dopo), anche se vige la tendenza di esternare illusori sorrisi per nasconderla.  

Un inno all’incanto, del sentimento e del cinema, per un possibile instant cult.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati