Regia di Tate Taylor vedi scheda film
Sono più unici che rari i casi in cui una pellicola, tratta da un romanzo, o libro che sia, riesca ad essere attraente quanto, se non addirittura di più, dello scritto stesso. In questo caso specifico, non avendo letto l'omonimo romanzo dal quale il film è stato tratto, posso limitarmi a giudicare ciò che vedo attraverso le emozioni e le sensazioni che suscita. Emily Blunt è eccezionale: sfatta, struccata, distrutta da un amore andato a pezzi; ogni giorno, attraverso il finestrino del treno che ogni giorno la conduce a lavoro, vede la vita che avrebbe potuto avere e questo la debilita ancora di più psicologicamente. Meticoloso e ben raccontato, parte con tre vite, a se stante, che si intrecciano inaspettatamente e si concatenano sempre di più fino al finale estremo quanto affascinante. La cosa piacevole è che sembra di leggere le pagine di un libro; il metodo di racconto è proprio quello di un romanzo che si scioglie sequenza dopo sequenza come pagina dopo pagina. Tecnicamente non eccelle in nulla: non c'è nessun elemento che sembra amplificato o piuttosto valorizzato ma Tate Taylor riesce a svolgere la trama in modo impeccabile. Se fosse riuscito a farlo anche cinematograficamente parlando, ci saremmp trovati davanti un capolavoro.
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