Regia di Scott Derrickson vedi scheda film
Il più mistico dei supereroi Marvel in un divertente cinefumetto dai roboanti effetti speciali.
La galassia dei supereroi dei fumetti Marvel sbarcati sul grande schermo continua ad ampliarsi con l’entrata in scena di un personaggio, tanto atteso dai fans delle opere di Stan Lee, ma finora mai visto in una versione in carne e ossa in un film. A prestargli il volto elegante e spigoloso e il sottile umorismo british è il carismatico Benedict Cumberbatch, amato protagonista di quel piccolo grande cult televisivo che è Sherlock, e apprezzato interprete anche in vari ruoli drammatici (The imitation game su tutti).
Rispetto ad altri supereroi dotati di straordinaria forza fisica, resistenza e altruismo, Stephen Strange, arrogante neurochirurgo di fama mondiale caduto in crisi dopo un grave incidente che gli ha danneggiato i nervi delle mani, si presenta come un uomo comune e disinteressato, pur nella sua straordinarietà legata all’ambito professionale in cui opera, il quale, come avviene in tutti i classici racconti di formazione, imparerà a conoscere e sfruttare le sue risorse, che non sono tanto fisiche quanto intellettuali.
Essenziale sarà il suo soggiorno in Oriente, dove, all’interno di uno sperduto tempio apparentemente retto da semplici monaci buddisti, scoprirà l’esistenza di una realtà magica e interdimensionale, parallela a quella sempre conosciuta, e gradualmente imparerà a dominarla e sfruttare queste sue capacità per proteggere il pianeta per proteggerlo dalla minaccia di misteriose forze maligne.
La trama è dunque molto tradizionale, e trattandosi poi di una pellicola che deve raccontare le origini del personaggio, procede per gradi e in maniera lineare, sebbene non manchino ovviamente i richiami a precedenti film della grande saga cui questo prodotto si ricollega.
Oltre a Cumberbatch, nel cast spiccano anche Tilda Swinton nei panni dell’enigmatica figura nota come Antico, sorta di guida spirituale del protagonista, Rachel McAdams ricopre invece il ruolo della fidanzata dell’eroe e Benedict Wong quello della spalla.
Gli effetti speciali sono sicuramente il punto forte: davvero immaginifici e curatissimi, coinvolgono e lasciano a bocca aperta, trasportando lo spettatore in scene d’azione complesse, di grande impatto e diverse dal solito. Forse a tratti ci si perde un po’ con le spiegazioni filosofiche e anche la profusione di dettagli visivi lascia alla fine alquanto storditi, ma per chi è appassionato del genere lo spettacolo è assicurato e la scelta del protagonista non delude.
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