Regia di Scott Derrickson vedi scheda film
Il neurochirurgo col mantello.
La sensazione di chi scrive è che l’universo cinematografico Marvel, espanso (colpevolmente) fino all’inverosimile negli ultimi anni, stia rapidamente scadendo nel ridicolo. Prova ne è il fatto che “esauriti” i super-personaggi maggiori si inizi decisamente a cercare “spazio” per soggetti (molto) minori. Poco sfruttati ed esportati anche fumettisticamente (al di fuori degli U.S.A.), quindi, ma anche principalmente poco interessanti.
L’asfittico adattamento di Derrickson della storia del potenzialmente bislacco mago marveliano non presenta neanche una singola variazione sul tema, ma si aggrappa, tenacemente e mediocremente, ad una lunga serie di cliché tematici che chiunque si aspetterebbe in un film del genere. Senza neanche una singola sorpresa né variazione dagli stanchi binari del già visto per tutte le quasi due ore di durata della pellicola. Mancanza di guizzi e ripetizioni tipicamente da “comic strip”, poco compensata dalla invadente grafica CGI, unica “novità” (negativa) da segnalare, che però poco semplifica il lavoro di immedesimazione di attori già palesemente svogliati.
Le forze attoriali in campo (Cumberbatch, Ejiofor, Rachel McAdams, Tilda Swinton e Mads MIkkelsen) rappresentano infatti un palese spreco di “manodopera”, ridotti a far da sfondo umano alle continue evoluzioni visive dei magici “mandala” e delle città orizzontali modificate a piacimento dagli stravaganti poteri immaginati per l’eroe principale ed i suoi antagonisti.
Si arriva pertanto stancamente allo scipito finale, seguito dagli immancabili intermezzi dopo i titoli di coda, senza alcun residuo interesse per l’inevitabile (temuto ?) prosieguo della saga.
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