Regia di Scott Derrickson vedi scheda film
Il Sig. Steven Strange, anzi, il DOTTOR Strange, come sottolinea più volte lo stesso in occasione delle diverse imprecise puntualizzazioni inerenti il suo ruolo, è un abilissimo, ambizioso ed egocentrico neurochirungo che, nell'atto di recarsi ad un prestigioso convegno medico a bordo della sua fuoriserie extralusso, finisce fuori strada e rimane gravemente ferito, in particolare alle mani, circostanza che ne decreta, almeno sulla carta, la fine della sua brillante e rapida carriera.
Ripresosi in via di massima, ma con le mani tremanti che portano ancora i segni (quasi stigmate) del gravissimo incidente, l'uomo cade in depressione, almeno finché grazie ad un incontro neppure molto fortuito, intravede la speranza di una salvezza sulle cine dell'Himalaya, presso una setta di santoni pseudo-buddisti (ma tutt'altro che non-violenti), che utilizzano rimedi mentali in grado di soprassedere alle leggi fisiche inderogabili della vita terrena.
In tal modo, l'uomo scopre di essere dotato di particolari capacità cerebrali che lo indicano come uno dei possibili guardiani del pianeta incaricati di difendere il pianeta da minacce non tanto fisiche, quanto generate da influssi malvagi di natura mistica: "gli Avengers difendono la Terra da minacce fisiche, noi dagli influssi maligni di entità aliene che ogni giorno incombono sul Pianeta.
Attraverso quattro porte che collegano i vari punti del globo, Doctor Strange andrà a sostituire uno dei guardiani ucciso dal perfido Kaecilius, mettendosi sotto le direttive della saggia ed equilibrata, ma anche scaltra o opportunista - Antico, santona a cui fanno capo i guardiani delle varie porte.
Aiutato da due "suppellettili" di una certa utilità, l'occhio di Agamotto e il mantello rosso dotato di propria vita e carattere, Doctor Strange diverrà il riferimento dell'umanità per sconfiggere una minaccia davvero impellente e di proporzioni globali.
Sotto la regia del volitivo, ma tutt'altro che geniale Scott Derrickson (buono l'horror Sinister, mediocre il fantascientifico Ultimatum alla terra), la Marvel si dirige a dare spazio e protagonismo ad uno dei suoi personaggi più complessi e innovativi, che già nella carta stampata denotava dal punto di vista grafico una certa originalità e stile di tratto, ma anche una discreta difficoltà di accesso a ragazzi in età "teen" che ci si approcciavano (da ragazzo mi capitava talvolta di leggere le avventure complicate e un pò fumose - ammettiamolo - del mago, o quanto meno di provarci).
Qui il blockbuster tende a guadagnarsi il rispetto, o almeno la considerazione, della massa globale, per cui la sceneggiatura semplifica, demagogizza, appiattisce e banalizza come può per rendere il personaggio appetibile ad una fruizione generalizzata.
Onore al merito, in quanto il film non è pessimo, anche se la storia d'amore tra le corsie d'ospedale, e lo scontro finale col nemico gigantesco sono davvero esili e sciocche.
Buoni, se non ottimi, gli effetti speciali, specie nel momento in cui le dimensioni si annullano e nella metropoli i palazzi e le superfici dsi ripiegano su loro stesse, o quando il tempo torna indietro e i detriti della città (Hong Kong) tornano al loro posto mentre i nostri protagonisti vanno in avanti in controtendenza: effetto Inception di Nolan, nulla di veramente nuovo, ma per un blockbuster conclamato, e rispetto alla piattezza degli Avengers, è già qualcosa di buono.
Stan Lee appare nel solito cameo, e resta una delle cose più divertenti aspettarlo e ritrovarlo addentro ogni volta, seppur per una manciata di secondi.
Benedict Cumberbatch è molto pertinente per il ruolo, Mad Mikkelsen un cattivo coi fiocchi, mentre le donne non ci fanno una gran bella figura, in termini di ruoli: Rachel MacAdams ripiega sul ruolo di contorno della donna medico del pronto soccorso amata, brillante e volitiva ma pure senza carattere, carabbandonata ogni volta e sempre disposta a perdonare: un ruolo scontato che non brilla affatto per originalità e dignità artistica di chi deve interpretare tale parte, mentre Tilda Swinton pelata e in stile androgino l'abbiamo apprezzata molto di più in Orlando.
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