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Frantz

Regia di François Ozon vedi scheda film

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La recensione su Frantz

di barabbovich
5 stelle

Chi è stato a uccidere Frantz (von Lucke), ragazzo poco più che ventenne, sacrificato da padri miopi in una guerra assurda e fratricida come il primo conflitto mondiale? Se lo domanda insistentemente Hans Hoffmeister (Stötzner), genitore tedesco con enormi sensi di colpa, avverso a qualsiasi francese che potrebbe essere il potenziale assassino di suo figlio. Quando a casa sua arriva Adrien (Niney), ex militare francese, Hans lo accoglie malissimo, salvo poi ricostruire attraverso i racconti del ragazzo, che sembra fosse diventato molto amico di Frantz durante l'esperienza di quest'ultimo a Parigi, l'ultimo tratto di vita di suo figlio, promesso sposo di Anna (Paula Beer, premiata a Venezia come attrice emergente), una giovane orfana rimasta ad abitare con i futuri, possibili suoceri. La verità è un'altra e proprio Anna saprà custodirla caparbiamente fino all'ultimo.
Avrebbe potuto essere un riuscitissimo apologo sul tema del perdono il quindicesimo film di François Ozon, prolificisissmo regista transalpino, e invece il lavoro ispirato a un testo teatrale di Maurice Rostand - girato in un magnifico bianco e nero grazie alla fotografia di Pascal Marti, che alterna una iperdidascalica sintassi a colori soltanto nei momenti in cui vengono evocati i ricordi del passato - ha gli stessi difetti dei precedenti: parte da uno spunto interessante e carico di mistero, ma perde progressivamente il respiro del racconto, si ingarbuglia in un polpettone da romanzo ottocentesco dal ritmo lentissimo che suona falso e manierato, seguendo il filo dell'affannosa ricerca al contrario di Anna nei confronti di Adrien. Ancora una volta, come nell'esordio di Sitcom, troviamo una miscela di elementi come la dialettica tra realtà e finzione, il meccanismo narrativo dell'intruso già visto in Nella casa ma soprattutto un inizio promettente che svapora con l'incedere del racconto, fino a perdere l'aggancio con un tema che strizza l'occhio a Il nastro bianco di Haneke e l'altro a Jules & Jim di Truffaut.

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