Regia di François Ozon vedi scheda film
Una mancata vedova scorge un coetaneo "nemico" al cospetto della tomba del suo fidanzato morto in trincea. Cosa c'era tra di loro? L'evoluzione di un amore che travalica le persone e sfida le incognite del destino. Commovente e riuscito melodramma antibellico di un grande Ozon.
VENEZIA 73 - CONCORSO
Un ramo fiorito di pesco ostenta il suo colore rosato pallido che tuttavia abbaglia di fronte se grigiore della morte che fa seguito ad un dopoguerra da cataclisma.
Come in ogni guerra, ognuna delle parti in causa rivendica la propria legittimita' al suo ingresso in battaglia e indica la parte avversa come il carnefice disumano e crudele.
In una Germania devastata da lutti che hanno decimato ogni famiglia, una giovane scorge presso la tomba del suo promesso sposo deceduto in battaglia, un ragazzo sconosciuto che si rivela un francese, dunque un nemico.
Chi è, cosa vuole fare o dimostrare? Perché pare soffrire così tanto? Che rapporto esisteva tra o due giovani coetanei?
Ogni quesito troverà risposte coerenti, pur se differenti rispetto a quello che il regista, e la sua fama, paiono suggerirci a pelle in modo ingannevole, forse un pò scaltro ma di sicuro effetto scenico.
Chi come me non conosce l'opera originale di Lubisch, di cui questo film è un libero remake, troverà maggiori argomentazioni per stupirsi ed apprezzare la vicenda.
Ozon gira un magnifico mélo che diviene un accorato e struggente apologo sulla stupidità ed atrocità delle guerre.
La fotografia gelida del bianco e nero riprende e si adatta a fare da cornice alle devastazioni di un omicidio di massa, risultato inevitabile di ogni conflitto della storia dell'umanità mentre talvomta si colora di speranza, di vita gli aspetti positivi e la speranza che da essi ne scaturisce, votandosi al colore, in uno stratagemma non certo nuovo, ma efficace e per nulla effettuato, anzi coerente e delicato come i sentimenti che scaturiscono dalla vicenda.
Che e' una storia di un'amore impossibile, nato da un rimorso, e che valica i conflitti, gli idiomi differenti, le culture di due popoli che la storia e la stupidità umana hanno voluto rendere nemici.
"Il faut aussi vivre pour les autres" dice una madre inconsolabile ad una nuora mancata: ma pure lei non è al corrente di un segreto che né lei né tanto meno il marito sarebbero in grado di accettare, riservando al perdono il compito di far tornare la pace dopo l'inferno.
Ozon è un cineasta che da tempo ci ha abituato all'eccletticita' delle sue svolte registica e qui vince pienamente una sfida per nulla scontata, brillano per finezza di (ri)scrittura e per l'accuratezza con cui ci restituisce due protagonisti stupendi: tra questi Pierre Niney (de la Comédie Française.... quando ci vuole, ci vuole), struggente e piu' efficace che mai con quel suo viso malinconico rreeso buffo e tenero da due baffetti quasi posticcia, si candida a mio avviso ad essere uno tra i favoriti per la Coppa Volpi.
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