Trama
In una cittadina tedesca poco dopo la Prima guerra mondiale, Anna si reca tutti i giorni sulla tomba del fidanzato Frantz, ucciso in Francia. Un giorno Adrien, un misterioso ragazzo francese, porta dei fiori alla tomba e la sua presenza susciterà delle reazioni imprevedibili in un ambiente segnato dalla sconfitta tedesca.
Approfondimento
FRANTZ: UNA MENZOGNA DI GUERRA ISPIRATA A LUBITSCH
Diretto e sceneggiato da François Ozon, Frantz racconta la storia di Anna che, al termine della Prima guerra mondiale, in una cittadina tedesca, si reca tutti i giorni sulla tomba del fidanzato Frantz, morto al fronte in Francia. Qui, Anna un giorno incontra Adrien, un giovane francese anche lui andato a raccogliersi sulla tomba dell'amico tedesco. La presenza dello straniero nella cittadina tedesca susciterà reazioni sociali molto forti e sentimenti estremi.
Con la direzione di Pascal Marti, le scenografie di Michel Barthélémy, i costumi di Pascaline Chavanne e le musiche di Philippe Rombi, Frantz si ispira liberamente a L'uomo che ho ucciso di Ernst Lubitsch. A spiegare meglio le origini del progetto, interpretato da Pierre Niney e Paula Beer, sono le parole dello stesso regista in occasione della presentazione del film in concorso al Festival di Venezia 2016: «In un'epoca ossessionata dalla verità e dalla trasparenza, desideravo da tempo fare un film sulla menzogna.
Come allievo e ammiratore di Eric Rohmer, ho sempre trovato le bugie molto eccitanti da raccontare e da filmare. Riflettevo proprio su questo quando un amico mi ha parlato di uno spettacolo teatrale di Maurice Rostand, scritto subito dopo la Prima guerra mondiale.
Facendo delle ricerche, ho poi scoperto che lo spettacolo era già stato adattato per il cinema da Lubitsch nel 1931 con il titolo L'uomo che ho ucciso. La mia prima reazione è stata quella di lasciare perdere. Come potevo competere con Lubitsch?!
Vedere il film di Lubitsch mi ha rassicurato, perché è molto simile allo spettacolo teatrale e adotta lo stesso punto di vista, quello del giovane francese. Il mio desiderio invece era di adottare il punto di vista della ragazza che, così come lo spettatore, non sa perché quel giovane francese si reca sulla tomba del suo fidanzato.
A teatro e nel film di Lubitsch conosciamo fin dall'inizio il suo segreto, dopo una lunga confessione col prete. Alla fine, più del senso di colpa, ciò che mi interessava era la menzogna.
Il film di Lubitsch è magnifico, da rivedere nel contesto pacifista e idealista del dopo guerra. Ho tenuto infatti alcune scene che ha creato adattando lo spettacolo teatrale. È il suo film meno conosciuto, il suo unico film drammatico, e anche il suo fallimento più grande. La sua messinscena è impeccabile come sempre e piena di inventiva ma allo stesso tempo, è il film di un cineasta americano, di origine tedesca, che non sa che una seconda guerra mondiale si sta profilando all'orizzonte e che vuole fare un film ottimista, di riconciliazione. La guerra del 14-18 era stato un tale massacro che tante voci politiche e artistiche, sia in Francia sia in Germania, si erano alzate per difendere l'ideale pacifista: "mai più". Il mio punto di vista da francese che non ha conosciuto nessuna delle due guerre invece era per forza diverso.
Nello spettacolo teatrale e nel film di Lubitsch, la menzogna non viene svelata ai genitori, il francese è ben accetto nella famiglia tedesca, prende il posto del figlio, suona il violino per loro e tutto finisce bene.
Nel mio film, Adrien prova a integrarsi nella famiglia ma ad un certo punto la menzogna e il senso di colpa sono troppo pesanti e racconta tutto ad Anna. Contrariamente al film di Lubitsch, Anna lo può accettare solo dopo un lungo percorso iniziatico.
La seconda parte si apre sulla partenza di Adrien e la depressione di Anna. Al contrario dei melodrammi classici, Adrien non si innamora di Anna o comunque non è pronto ad accettarlo.
Anna e Adrien condividono la morte di Frantz, ma devono per questo condividere sentimenti amorosi? Pensa sia inevitabile all'inizio, poi di fronte alla verità, qualsiasi sentimento nei confronti di Adrien le sembra impossibile. Alla fine ci crede di nuovo, finché non si trova di fronte a un'altra realtà, in Francia.
Ciò che è bello in Anna è il suo accecamento, sa cosa ha fatto Adrien ma la sua reale sofferenza è di non accettare il suo desiderio per lui e quando finalmente lo va a raggiungere in Francia è perché vuole credere nel loro amore, malgrado tutto. Adrien invece non sa dove cercare il suo desiderio. Avevo voglia di giocare sulle tematiche classiche del melodramma, il senso di colpa e il perdono, per poi deviare su una de-sincronizzazione dei sentimenti.
La sceneggiatura del film è costruita come un Bildungsroman, come un romanzo di formazione. Non ci conduce in un mondo di sogni o di evasione ma segue l'educazione sentimentale di Anna, le sue disillusioni riguardo alla realtà, alla bugia, al desiderio, alla maniera di un racconto iniziatico. Anna era destinata a Frantz, era un amore romantico, di giovinezza, forse di convenienza, sicuramente mai consumato. Ma quello slancio è stato spezzato. E un altro principe azzurro arriva per miracolo, più passionale. Non è ancora la persona giusta, ma grazie a lui inizierà a conoscere i grandi eventi dell’esistenza (la morte, l'amore, l'odio, l'alterità).
Lavorare in bianco e nero per la prima volta è stata una sfida eccitante, ma allo stesso tempo un colpo al cuore, perché per mia inclinazione naturale, ho sempre scelto il colore e il technicolor. Mi sembrava quindi difficile rinunciarci per alcuni luoghi e alcune scene, specialmente per la sequenza della passeggiata nella natura, che faceva riferimento alla pittura romantica di Caspar David Friedrich. Ho quindi deciso di utilizzare il colore come un elemento di messinscena e di integrarlo alle scene di flashback, di bugie o di felicità, come se la vita tornasse all'improvviso in questo periodo di lutto; come il sangue che scorre nelle vene, il colore sarebbe venuto a irrigare i piani in bianco e nero del film».
Trailer
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- Premio Mastroianni miglior attore o attrice emergente a Paula Beer al Festival di Venezia 2016
Commenti (10) vedi tutti
Bello, toccante, poetico. Una riflessione non banale sul carico emotivo delle conseguenze di ogni conflitto armato. Ben girato, sceneggiato, interpretato e benissimo diretto con un b/n alternato a sprazzi di colore altamente suggestivi; una piccola gemma nascosta da (ri)scoprire.
commento di Arch_StantonMelodramma di rara bellezza, riconcilia con il cinema, di cui è degno esponente.
leggi la recensione completa di tobanisBel film. Poetico e struggente. Delicato e raffinato
leggi la recensione completa di Furetto60Semplicemente un capolavoro! Le immagini in bianco e nero ci riportano ad atmosfere degne del pathos di Hitchcock . Le immagini in bianco e nero ci riportano ad atmosfere degne del pathos di Hitchcock. Non c'è un fotogramma di troppo. La storia ruota attorno all'amore ideale e alla malattia di vivere o sopravvivere. Chapeau!
commento di almodovarianaL’esatto opposto di Orizzonti di Gloria di S. K. L’umanità della prima guerra mondiale raccontata dal punto di vista di chi sopravvive. Un film sul senso di colpa, sul detto e non detto, sull’ amore non corrisposto. In bianco e nero, quando l’anima soffre. A colori, quando il cuore di apre al futuro. Intenso, ispirato da Truffaut... voto 7,5.
commento di Vellocetfilm calcolato e calligrafico, Frantz mette in mostra tutto il mestiere di Ozon, dal quale però ci si aspetta qualche colpo d'ala in più. rimane una Domanda: ma Frantz e Adrien, se si fossero incontrati in vita, si sarebbero amati? le sembianze iper-androgine del protagonista sembrebbero suggerirlo.
commento di giovenostaAmmalia ma non 'ferisce' questo dramma cupo magistralmente diretto ma privo di 'affondi' decisivi...
leggi la recensione completa di starbookuna ridicola melensaggine
commento di antimesÈ un film che affascina, che rimane nella mente e negli occhi per molte ore, con la convinzione di aver assistito ad un’opera che ha il sapore del drammatico e del thriller mentale, tra il desiderato e il reale, tra i ricordi che si trascinano nella vita e le speranze di un futuro migliore.
leggi la recensione completa di michemarUna mancata vedova scorge un coetaneo "nemico" al cospetto della tomba del suo fidanzato morto in trincea. Cosa c'era tra di loro? L'evoluzione di un amore che travalica le persone e sfida le incognite del destino. Commovente e riuscito melodramma antibellico di un grande Ozon.
leggi la recensione completa di alan smithee