Regia di Roberto Bianchi Montero vedi scheda film
Giorgio, di stirpe nobile, vorrebbe una vita comune: il suo sogno è quello di fare il medico. La madre naturalmente disapprova e lo spinge a sposarsi con una ragazza altolocata; Giorgio però si innamora della figlia di un fattore.
Melodramma d'altri tempi, considerazione non valida soltanto per il presente: già nel 1954 questo tipo di cinema andava velocemente declinando, soppiantato da storie più realistiche e con argomenti più popolari; il neorealismo e la sua variante 'rosa', in sostanza l'anticamera della commedia all'italiana, avevano riportato in alto il cinema nostrano, ma l'avevano anche sconvolto, rappresentando di fatto un taglio netto con quanto prodotto prima della seconda guerra mondiale. Piccola santa è una storia da 'telefoni bianchi', troppo distante dal cuore del pubblico 'medio' che affollava le sale alla metà degli anni Cinquanta e peraltro non è neppure un film particolarmente interessante sul piano della fattura tecnica e artistica. Roberto Bianchi Montero d'altronde è stato un mestierante non fra i migliori, anche se all'epoca lavorava con discreta continuità licenziando a raffica pellicole di simile spessore - minuscolo - e dello stesso calibro per quanto riguarda la confezione estetica, tendente al 'tirato via'; ha qui a disposizione un cast modesto (c'è la diciottenne Virna Lisi, ma è poco più che una debuttante, e ci sono anche Rossana Rory, Rosario Borelli, Tina Lattanzi e Virgilio Riento) e una sceneggiatura firmata da Antonio Ferrigno (anche produttore), Ermanno Morena e dal regista stesso che arranca con scarsa originalità fra emozioni facili e situazioni prevedibili. Il titolo proviene dalla canzone omonima: il film è interrotto qua e là da momenti canori, con esecuzioni affidate a Carla Boni, Giorgio Consolini, Tullio Pane e Gabriele Vanorio. 2,5/10.
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