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Banditi a Milano

Regia di Carlo Lizzani vedi scheda film

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GIMON 82

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La recensione su Banditi a Milano

di GIMON 82
8 stelle

E' un Italia che cambia quella di "Banditi a Milano",non piu' di furfanti dal grilletto "romantico",ma bensi' una Milano violenta,selvaggia e senz'etica.

Carlo Lizzani si affida cosi' ad una storia cardine della malavita italica,ispirandosi alle famigerate gesta della banda di Piero Cavallero e Sante Notarnicola.Entrambi nati come rapinatori "politici",affiliati a un ideale partigiano e della sinistra extraparlamentare e riciclatosi in seguito come rapinatori "lucrosi".

Erano dunque ideali "nobili" a spingere questi figli delle periferie a terrorizzare banche e onesti cittadini,tutto per finanziare la rivolta armata dei compagni algerini contro l'oppressione francese.

Carlo Lizzani imprime alla storia un aura "cronachistica" tipica e lungimirante di quello che sara' il futuro "poliziottesco" all'italiana.Servendosi d'un taglio lucido e serrato c'immerge nella Milano sessantottina fatta di estorsioni,prostituzione e rapina.Sono immagini pregne d'un profetismo attuale e mai dissolto,d'una malavita oramai imborghesita e specchio d'un Italia da "boom economico" che ne ha cancellato i risvolti di quella umile e contadina.

Una violenza contrassegnata dal commento d'un commissario meridionale interpretato da Tomas Milian,e sopratutto nella forte congruenza scenografica con un teatro del malaffare.

Lizzani imbastisce cosi' un epopea violenta ed esaltata,impressa nelle gesta di un Gian Maria Volontè superbo,fortemente caratterizzato da quell'inflessione torinese che era propria di Piero Cavallero.Un susseguirsi adrenalinico e serrato di rapine in banca,d'inseguimenti mozzafiato dal tocco molto significativo,perchè "Banditi a Milano" rappresenta un segmento seminale del nostro cinema.

Tra strutturazione sociale,politica e umana Lizzani offre un quadro pregnante d'un Italia malfamata,orfana dei valori d'un tempo,d'incalliti criminali nevrotici a cui si contrappone l'onnipresente polizia che non esita nell'usare metodi poco ortodossi.Il "poliziottesco" dei Di Leo,Lenzi o Martino nasce dunque qui,nella Milano periferica di Lizzani,negli occhi spiritati del bandito Volontè,ma sopratutto nelle questure infestate di "milieu" e prostitute che qui sono il teatro di estenuanti interrogatori.

Sara' l'Italia d'un cinema di "serie B" molto valido nella costruzione,costituito di mezzi economici scarni ma efficaci nel raccontare uno spaccato sociale molto rilevante.

"Banditi a Milano" rimane un opera "semplice" a prima vista,ma vista con attenzione assume un portamento sociale molto complesso.

L'ultima frazione è dedicata all'arresto dei banditi con Volontè che si esprime alla stregua d'un "Verdoux" italico,ribadendo che le sue rapine non sono nulla in confronto ad altre stragi.

E' un modello cinematografico che lo stesso Lizzani ammise di aver "rubato" da Chaplin,per riportarlo in una Milano che da ora in poi non sara' piu' la stessa.......

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