Regia di Carlo Lizzani vedi scheda film
Dopo un’introduzione semidocumentaristica, che descrive il clima di diffusa insicurezza dell’epoca, il film si concentra sulle imprese di una banda di rapinatori capeggiata da un folle megalomane (nella realtà Pietro Cavallero, qui i nomi sono modificati), di cui rievoca l’ultimo sanguinoso colpo e la successiva caccia all’uomo nelle campagne della Brianza. Ricorda un po’ il primo Germi, per il modo in cui guarda i modelli americani ma anche per i limiti oggettivi della confezione: c’è poco respiro, la recitazione non si libera da un certo impaccio (a parte l’istrionismo di Volonté, che in ruoli simili ci sguazza), l’approccio sociologico resta appena abbozzato.
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