Regia di René Clair vedi scheda film
Piacevolissima commedia in cui il lato fantastico è solo pretesto e non leitmotiv principale.
Questo è uno di quei classici che, se fossi il direttore di una rete televisiva, manderei in onda a loop durante il periodo natalizio. Uno di quelli che, se lo riguardassi per mille volte, per tutte le mille volte mi ispirerebbe identica spensieratezza e identica serenità rispetto alla prima visione. Il genere fantastico e il registro da commedia brillante si incastrano magnificamente, generando un prodotto finale che stimola la fantasia, induce piccole riflessioni e rilassa.
Il tratto della pellicola più lodevole è che il soggetto fantastico (il giornale che preannuncia i fatti che accadranno l'indomani) fa solo da pretesto allo sviluppo della trama, rimane sullo sfondo e quasi si nasconde e scompare fra le increspature delle impensabili situazioni cui dà luogo. Ravvisare del moralismo nel messaggio trasmesso suonerebbe improprio e ingeneroso. Più che invitare a vivere nel presente senza avere coscienza del futuro (cosa per cui non c'è bisogno di essere educati: il futuro è davvero impossibile conoscerlo!), il regista Clair pone l'accento sul carattere (fortunatamente) nebuloso delle cose future. I titoli divinatori del giornale del resto possono anche essere male interpretati: la ragazza non muore davvero gettandosi dal ponte e il protagonista non viene ucciso nella sparatoria finale. Il futuro non si potrebbe possedere nemmeno se si avesse la possibilità fattuale di possederlo: la realtà è solo una sfaccettatura dei molteplici futuri possibili, prevedibili o imprevedibili che siano. Il tema sarà poi lungamente sviluppato nella saga di Ritorno al futuro, specialmente nel secondo episodio.
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