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Jackie

Regia di Pablo Larrain vedi scheda film

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La recensione su Jackie

di Furetto60
6 stelle

Biopic incentrato sulla figura di Jackie Kennedy, nei giorni che seguirono l'attentato.Ottima la "performance" della Portman

Jackie è il lungometraggio di Pablo Larraín, dedicato a Jacqueline Kennedy. Quando l’ho visto, il mio pensiero, è andato subito al film di Oliver Stone “JFK,” tuttavia il paragone non è plausibile, in quel lavoro la regia ricostruiva scrupolosamente e polemicamente con la commissione Warren, tutti i momenti legati all’attentato. Qui invece l’attenzione del regista è interamente presa dalla figura leggendaria di Jackie, che poi diventerà Onassis, interpretata magistralmente da Natalie Portman, sulle ore e i giorni successivi all’omicidio e segue quella tremenda settimana, in cui la ormai vedova Kennedy, ed ex first lady, dovette lasciare la Casa Bianca, organizzare i funerali e contribuire a mantenere in vita, il mito del marito appena defunto.

Jackie è stato candidato per la miglior colonna sonora e per i migliori costumi e presentato nel 2016 al Festival di Venezia, dove ha vinto il premio per la migliore sceneggiatura.

La prova attoriale di Portman, ha suscitato unanimi consensi di critica e pubblico, il film invece ha incontrato approvazioni, ma anche qualche commento poco lusinghiero. E’ chiaro che un film biografico è per sua natura imperfetto, anche quando la regia è meticolosa e la sceneggiatura accurata.  Il regista Larraín ha girato questo lavoro, dopo che il progetto era in giro da qualche tempo. Aronofsky ha detto: «Ci si chiede se esista qualcuno in grado di interpretare Jackie, una figura così iconica. Ma quando Natalie Portman recita, ci si dimentica che è Natalie. In qualche modo, grazie alla sua magia, riesce a scomparire in ogni ruolo».

John Fitzgerald Kennedy, noto anche come JFK o Jack, vinse le elezioni presidenziali del 1960 battendo il candidato repubblicano Richard Nixon ed entrò alla Casa Bianca a 43 anni mentre Jackie ne aveva appena 31. Era ed è la terza first lady più giovane della storia. JFK e Jackie si erano sposati nel 1953, quando lui era già senatore del Massachusetts e “promettente politico in ascesa” Lui e Jackie formavano una coppia moderna, di grandi ideali e vedute, animati da intenzioni lodevoli, da ammirare ma anche in cui immedesimarsi. Jackie era una first lady elegante, icona di bellezza e sobrietà, attenta all’arte e alla cultura, rinnovò e ringiovanì molti ambienti della Casa Bianca, come mostrato nel tour del video.

 Il film, accenna a molti di questi antefatti, ma sviluppa il racconto concentrandosi su eventi successivi alla morte di Kennedy, alternandoli con un’intervista in cui Jackie ripensa e parla di quei giorni. Il film mostra, ma senza indugiare troppo sui dettagli, il terribile attentato che si è consumato quella maledetta mattina del 22 novembre 1963 a Dallas , in cui Kennedy fu assassinato, colpito, da più proiettili, ma racconta soprattutto le reazioni di Jackie che, con il vestito ancora sporco del sangue del marito ucciso, fu costretta ad assistere ala nomina di Lindon Johnson presidente, cosi come vuole la prassi e poi volare verso Washington, sull’Air Force One in cui c’era anche la bara di John. Nel decidere di non cambiare il suo vestito un  doppio petto rosa di chanel, Jackie Kennedy disse, come fedelmente riportato nel film: «Voglio che tutti vedano cosa hanno fatto a John».

Il film narra poi prendendosi qualche libertà immaginativa di eventi privati, ma riservando grande precisione invece per quelli pubblici e storicamente documentati, i successivi giorni di Jackie, che dovette comunicare la morte del padre ai loro due figli piccoli e organizzare il funerale del marito. Lei contrariamente a quanto le veniva consigliato dai membri della sicurezza e dei servizi, scelse una cerimonia in pompa magna, sfarzosa e pubblica, prendendo a modello il funerale di Abraham Lincoln, un collegamento simbolico importante, con uno dei più grandi presidenti degli Stati Uniti anche lui barbaramente ucciso ,la gente tutta, doveva commemorarlo adeguatamente, per rammentarlo e inserirlo a futura memoria, nei libri di storia. Il film riferisce, spesso prendendosi delle licenze, di conversazioni di Jackie che ragiona con un prete, su temi come la fede, la vita e poi con Robert Kennedy a discutere sulla legacy del marito, ovverossia l’eredità spirituale e morale lasciata dalle gesta di uno statista politico di cosi elevata statura e poi soprattutto l’intervista rilasciata una settimana dopo la morte del marito, con un giornalista che la raggiunse in Massachusetts. Costui è in gran parte ispirato alla figura di Theodore H. White, grande penna di LIFE  , che andò davvero a incontrare Jacqueline Kennedy: che chiosò la conversazione  con la frase «For one brief shining moment there was Camelot»: il riferimento è alla Camelot di Re Artù che Jackie paragonò agli anni di lei e suo marito alla Casa Bianca, con riferimento alla canzone che chiude il musical Camelot molto amato da lei e  John. E’ evidente che la giovane Jachi fosse a conoscenza delle frequenti scappatelle , che il marito consumava senza peraltro, nemmeno affannarsi più di tanto a nasconderle, tuttavia in qualche modo le aveva messe in conto, facevano parte del pacchetto che lei aveva deciso di prendere in toto, alla fine dell’intervista il giornalista le chiede se crede veramente a tutto quello che ha detto e  lei risponde con la sigaretta in bocca _”certamente e io non fumo”. E’ evidente dunque che sapesse tutte le magagne che riguardavano John, ma è altrettanto chiaro che pretendeva che il mito non fosse minimamente oscurato o infangato, da insinuazioni di qualsivoglia genere affinchè John Kennedy, fosse da tutti ricordato come il Presidente più illuminato e più carismatico, che la storia americana abbia mai avuto.

 

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