Regia di Pablo Larrain vedi scheda film
Sette giorni, l'arco narrativo comprende il tempo intercorso tra il 23 ed il 30 Novembre del 1963, tra quelli che maggiormente marcarono la Storia americana del XX secolo, incentrandosi sulla donna più in vista degli Stati Uniti, la first lady Jacqueline Bouvier Kennedy. Il film diretto da Pablo Larrain incornicia il breve e tristemente intenso periodo nell'intervista rilasciata ad un giornalista che rimarrà a noi spettatori anonimo: la bella donna dal sorriso a prova di copertina si è tramutata in una figura spettrale, dalla pelle bianca e dal volto tesissimo, quando apre la porta all'uomo della stampa. Dagli spari in Elm Street, a Dallas, la corsa via dal luogo dell'attentato, con Jackie che stringe quel che resta della testa del marito, al giuramento in urgenza del vice Lyndon Johnson, al corteo funebre dietro alla bara del presidente americana da poco ucciso, "Jackie" definisce in un lasso di tempo relativamente breve come una settimana, un evento storico nefasto di forte portata, sulle cui dinamiche, e sul cui senso, molti si sono lambiccati senza trovare adeguate risposte. Girato su commissione, giacchè al regista cileno il lavoro è stato conferito da Darren Aronofsky, è un lungometraggio di forte interesse, che si occupa di un personaggio che è stata una protagonista della Storia, ma la sceneggiatura gioca a un minimalismo piuttosto azzeccato, puntando sulla tenuta emotiva della giovane vedova. La scena più difficile da dimenticare è il crollo di Jacqueline Kennedy mentre si pulisce dal volto il sangue del marito poco prima assassinato: Natalie Portman, la rivale che, probabilmente, in maniera maggiore ha conteso l'Oscar a Emma Stone, fornisce un'altra prova da attrice matura e di alto livello, mentre Peter Sarsgaard dà una nota abbastanza ambigua a Robert Kennedy, anche se i meno amati da sceneggiatori e regista sono i Johnson, ritratti come portatori di un'adunca e sfrenata ambizione.
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