Regia di Pablo Larrain vedi scheda film
Ero pronto alla visione di una biografia (ancorchè circoscritta nel tempo) di una Gran Signora, cpn tutti i clichè noiosetti che questo avrebbe comportato, tipo film elegante ma soprattutto "film per signore". Non è andata esattamente così. Certo, il film elegante lo è, destinato in gran parte ad un pubblico femminile in età matura, ma il punto è un altro. Quest'opera che erige (nel bene e nel male) un piccolo monumento alla memoria di una Grande Donna, in realtà definisce ed esalta il ritratto di una immensa attrice (che -per dire- avrebbe meritato l'Oscar molto ma molto di piu' di Emma Stone). E non pretendo di simulare la mia oggettività, perchè io sono di parte, sono un adoratore incondizionato del fascino attoriale della stupenda Natalie Portman, qui alle prese con il suo "film della vita". Decisamente il punto piu' alto finora toccato nella sua già lunga carriera di attrice eccezionale, versatile e sensibile interprete. Personalmente le vite dei re, dei presidenti, dei capi di stato, m'interessano ben poco, ma stavolta è diverso. La sublime vibrante interpretazione della Portman colpisce al cuore e prende emotivamente lo spettatore, il quale è talmente sedotto da tale incredibile performance da rassegnarsi a certi manierismi espressivi di sceneggiatura. Per dire che non si tratta di un film memorabile, però di memorabile resterà per sempre una prova d'attrice che io reputo immensa. Io che -come ripeto- adoro quest'attrice, ho goduto dei tanti primi piani sul suo bel viso, esplorato a lungo dalla macchina da presa, permettendo soprattutto ai suoi occhi di esprimere infinita tristezza e rimpianto, oltre che forza d'animo. Ecco, appunto, quegli occhi. Io li ho osservati con attenzione, e spesso brillavano. Consegnandomi la convinzione che Natalie abbia provato forti emozioni nel corso di questa performance. Sì, perchè io ho sempre pensato di lei che la Portman sappia unire mirabilmente (e in particolare in questo film) la Tecnica alla Passione, dote non frequente e che accomuna le piu' grandi professioniste sia di cinema che di teatro. La vicenda è nota, Il film focalizza l'attenzione sia sul lancinante ricordo di Jaqueline Kennedy della sua testimonianza diretta della tragedia di Dallas, sia sui laboriosi preparativi della cerimonia funebre e anche sulla preparazione dell'avvicendamento con Johnson alla Casa Bianca. Il tutto collocato nel quadro di una lunga intervista che un giornalista fece a Jackie. E si tratta di un'intervista speciale in cui vediamo la donna anche liberarsi di alcuni stereotipi, ancorchè abbia poi scelto lei cosa pubblicare e cosa no. E poi -importante- c'è un cast coi fiocchi, composto dal fior fiore dei professionisti hollywoodiani, anche se non sempre con ruoli di rilievo perchè i riflettori sono tutti puntati sulla Portman. Co--protagonista è un intenso e partecipe Peter Sarsgard. Appare poi Il bravissimo Richard E. Grant. Poi il mio amatissimo John Carroll Lynch qui quasi irriconoscibile nelle sembianze del presidente Johnson. E infine menzione speciale per il povero John Hurt, deceduto -immagino- poco tempo dopo le riprese.
Film di qualità, non capolavoro, ma da vedere se non altro per una interpretazione gigantesca della protagonista.
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