Regia di Pablo Larrain vedi scheda film
Il regista cileno è un maestro nel raccontare la Storia, soprattutto quella, tragica, del suo paese. Una serie di grandi film, i primi, hanno tratteggiato un Cinema asciutto, crudo, senza mezze misure. Superato il periodo "cileno", che è comunque tornato, qui e là, Larraìn si è dedicato alle biografie, cominciando proprio con "Jackie", strutturata su una delle first lady americane più amate, Jacqueline Kennedy. Un'operazione ricca di tranelli, che Larraìn evita molto bene, non facendo altro che fare il suo Cinema, mantenendolo rigoroso, asciutto, quasi metafisico, supportato da una straordinaria Natalie Portman, probabilmente nel suo miglior film. Non era facile calarsi in un personaggio come Jackie, tormentata dalla vicenda Kennedy, ma la Portman riesce, guidata dalla regia del regista cileno, a far trasparire tutti i sentimenti di una donna sola, di una vedova, donna forte e risoluta. Il film s'incentra, ovviamente, attorno all'assassinio di JFK e dei giorni successivi e la ricostruzione di Larraìn è precisa e millimetrica, quasi troppo. In un film quasi scolorito dalla tragedia nazionale, la Portman/Jackie si muove come uno spirito altro, come un fantasma colorato, dentro un'America cupa e spaventata. Un film non facile, nonostante l'ora e mezza di durata, impegnativo, proprio perché sottende le cose che vuol dire, le asciuga ma riesce comunque a commuovere. Peccato solo per la colonna sonora, un po' troppo invadente ed enfatica. Bello.
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