Regia di Elite Zexer vedi scheda film
Vittime della prepotenza maschile, che le usa a vario titolo per poi tralasciarle come oggetti inutili, le donne del lucido film della Zexer tentano di ribellarsi e reagire, per rientrare nei ranghi ed accettando amaramente il loro destino, coscienti che dal loro comportamento intransigente potrebbe derivare un danno più grave alla famiglia.
L'orgoglio delle donne beduine in una bidonville ai limiti del deserto.
Una donna sui quarant'anni è costretta ad accettare che il marito prenda in moglie un'altra donna più giovane, dovendo anche partecipare ai festeggiamenti che l'uomo ha organizzato.
La prima moglie ha avuto tre figlie dall'uomo: la più grande di esse, in età da marito, si è innamorata, corrisposta, di un coetaneo appartenente ad un villaggio non lontano, ma facente parte di una "tribù" differente per usi, costumi e dettami religiosi.
Un matrimonio tra i due, naturale per gli interessati, risulta impossibile da praticare sia per la genitrice, già in crisi per il dover affrontare il secondo matrimonio del consorte, sia per il padre della ragazza, che si organizza per trovare in fretta uno sposo "combinato" a cui dare in matrimonio l'interessata.
A questo punto la madre si infuria col marito perché - consapevole pure lei della impossibilità di assecondare i desideri del cuore della figlia - pretende tuttavia che la figlia non venga data in sposa al primo ragazzo libero del villaggio, ma che almeno si organizzi per lei un matrimonio di convenienza con una persona del proprio rango.
Affrontando a malo modo il marito, la donna si assicurerà il ripudio da parte dell'uomo, e sarà costretta a ritornarsene dagli anziano genitori perdendo l'affido delle due figlie minorenni.
Una circostanza che indurrà la figlia maggiore a smetterla di opporsi con tutte le sue forze al matrimonio arrangiato dal padre, al solo fine di non spezzare completamente un equilibrio familiare fragile e succube di regole castranti dure da poter accettare.
L'inflessibilità della regola si abbatte con maggior vigore, come sempre accade in ogni circostanza e situazione, sugli elementi più succubi ed impotenti di una gerarchia già di per sé tradizionalmente afflitta da regole e codici comportamentali davvero impegnativi e spesso lesivi del libero arbitrio di cui ogni essere vivente dovrebbe andar fiero.
Le donne delle civiltà mediorientali in generale pertanto subiscono più dell'uomo i vincoli di una società che impone loro sacrifici estranei al sesso maschile: coprirsi più degli uomini, essere fedeli in modo tassativo quando l'uomo può ufficialmente non esserlo, almeno in via esclusiva; lavorare decisamente più dell'uomo, oggetto invece di riverenze e servitù costanti spesso immeritate.
La tempesta di sabbia è una metafora meterologica che sta ad indicare un disagio che crea insofferenza certo, alla quale tuttavia è molto difficile sottrarsi rivendicando una parità di diritti di fatto ancora impensabile in quelle regioni e in molte altre ancora.
Presentato al Sundance 2016, ove è stato insignito del Gran Premio della Giuria, il film della regista Elite Zexer, al suo debutto, riflette ancora una volta, con l'appropriata amarezza del caso, ma anche con lucidità utile per una denuncia concreta, la disillusione di una donna offesa, umiliata e spesso relegata allo status di puro oggetto sessuale e di serva ai comandi di una casta maschile vile e opportunista, che non si merita nulla di buono.
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