Regia di Michael Cimino vedi scheda film
Indubbiamente uno dei miei film preferiti di sempre, singolarmente ed equilibratamente riuscito in tutte e tre le parti in cui è suddiviso, cioè il prima, il durante e il dopo guerra del Vietnam. Non si può negare che sia anche un film furbo (contiene almeno tre o quattro scene che strappano l'emozione dal petto), ma la bravura di Cimino, secondo me mai più eguagliata dal regista italoamericano, si coglie anche nelle sequenze meno note, per così dire di raccordo (come quelle ambientate in una Saigon in frenetica smobilitazione) e nei segnali che dissemina, quando vuol far capire che dopo l'esperienza di quella guerra tutto è cambiato, un po' come il Goethe dei Dolori del giovane Werther quando descrive il ritorno del protagonista a Wahlheim: alla caccia al cervo gli amici di Michael non rispettano più la regola di "un colpo solo" (del resto simile a quella della roulette russa), il pazzoide Stan (magistralmente interpretato da John Cazale) gira armato di una pistola per difendersi da possibili aggressioni, l'attrazione per Linda cede il passo alla stanchezza, il matrimonio di Steven ed Angela è naufragato di fronte all'alienazione e alla paralisi che ha colpito lo sposo dopo l'esperienza bellica. Per di più, Il cacciatore presenta una delle più commoventi e strane dichiarazioni d'amore (fraterno) mai viste al cinema ed è quando Michael sta per premere il grilletto di fronte a Nick e gli dice «ti voglio bene», risvegliandolo, per un solo attimo, dall'alienazione che lo conduce alla tragica fine. Ritengo che chi non abbia ancora mai visto questo film si stia perdendo qualcosa d'importante.
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