Regia di Michael Cimino vedi scheda film
Tra i tanti film dedicati alla tragedia del Vietnam sono tre i capolavori da salvare, IL CACCIATORE, APOCALYPSE NOW e FULL METAL JACKET. Il primo è differente dagli altri due perché racconta le conseguenze della guerra dedicandovi a quest’ultimo aspetto solo la parte centrale. Il regista Michael Cimino era al suo secondo film dopo UNA CALIBRO 20 PER LO SPECIALISTA, avventuroso e amaro ritratto di due rapinatori interpretati da C.Eastwood e J.Bridges, fin da quell’esordio l’italoamericano si è distinto dai colleghi della new-hollywood per il taglio classico unito a una visione moderna ed espressionista della macchina cinema. Con IL CACCIATORE focalizza l’attenzione su un gruppo di amici operai di origine ucraina della Pennsylvania, appassionati della caccia al cervo. Sono Mike Vronsky il leader, Nick rilassato e sempre sorridente, Steven che convola a nozze con Angela e poi Stan, John, Linda e Axel. Il matrimonio nella chiesa ortodossa e la relativa festa con canti, balli e sbronze occupa la prima parte e Cimino la gira sontuosamente a metà tra L.Visconti e J.Ford. Il film cambia radicalmente tono quando John, Nick e Steven vengono catapultati in Vietnam e catturati dai vietcong che li torturano nel fisico e nella psiche con la roulette russa, terribile pratica suicida. I tre riescono a liberarsi, dopodichè prendono strade diverse, Mike rientra a casa pluridecorato, Steven menomato alle gambe e Nick rimane a Saigon. Linda convince Mike a ritornare in estremo oriente per cercare l’amico e compagno di vita. Nick in preda alle droghe è diventato schiavo della roulette russa e Mike in un disperato e drammatico tentativo di persuaderlo dal tragico gioco assiste al suo suicidio. Niente sarà come prima, neanche l’amata caccia al cervo, tutti insieme al canto di GOD BLESS AMERICA ricorderanno Nick. IL CACCIATORE, il giorno dopo la sua presentazione al Festival di Berlino ’79, venne tacciato di fascismo, di eccessiva violenza, di razzismo nei confronti dei vietcong. Non è esattamente così, una sottile ambiguità aleggia nel film, nel personaggio di Mike interpretato da uno straordinario R.De Niro ci sono rimandi ai canoni western con aperture pacifiste però, egli è l’eroe della vicenda, è lui che incita i compagni nei momenti di sconforto e con coraggio li libera dalla prigionia, fallisce solo con “Nick, ricordi, un colpo solo”, ed è sempre lui che non preme più il grilletto davanti al cervo e rimprovera Stan buttandogli via la pistola che agita “neanche fossi John Wayne”. Cimino ritrae un’America che con la “sporca guerra” e lo scandalo Watergate ha perso la sua innocenza, la roulette russa reale o inventata che sia non è altro che la metafora della follia della guerra e non poteva trovare una sintesi migliore di questa, la contestata scena finale è la commossa e cristallina chiosa su una sconfitta generazionale. Cast strepitoso e stellare: dopo il grintoso De Niro, il mite e poi stravolto C.Walken, i dolenti J.Savage e M.Streep, i briosi G.Dzundza, J.Aspegren e John ”Fredo” Cazale (scomparso poco prima della fine delle riprese per un tumore).
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