Regia di Michael Cimino vedi scheda film
AL CINEMA
"Cristo, Mike! Steven si sposa tra un paio d'ore, fra qualche giorno partiamo per il Fronte, e noi pensiamo ad andare a caccia! Mi sembra pazzesco..."
Tre amici americani di origine russa, la passione per la caccia, la prospettiva di partire per il Vietnam, lasciando la fabbrica fuligginosa ove si guadagnano da vivere, e i bei boschi ove amano cacciare, per raggiungere un luogo che li cambierà profondamente e definitivamente.
Steven (John Savage) tornerà mutilato, Nick (Christopher Walken) deciderà che non può più rientrare, mentre Michael (Robert De Niro) farà ritorno in sordina, cercando di passare inosservato, perdendo ogni stimolo che in qualche modo lo associa agli orrori vissuti in campo di prigionia tra le paludi vietnamite, tra prigioni sommerse dentro le acque limacciose di fiumi infestati dai topi e nemici disposti ad utilizzarli come cavie per le loro triviali e turpi scommesse.
Dopo l'incalzante Una calibro 20 per lo specialista (1974), Michael Cimino firma già col suo secondo lungometraggio un vero e proprio capolavoro. Il cacciatore è il capolavoro cinematografico che riflette in modo esemplare, lucido e profondo, sugli orrori a cui porta la cattiveria umana, e si estrinseca attraverso guerre ed oppressioni che lasciano, in chi ha la sorte di sopravvivere, malesseri e scompensi caratteriali talvolta più devastanti delle problematiche fisiche derivanti dalle sanguinose battaglie che videro opporre le forze di intervento Usa, per cercare di mettere fine agli scontri intestini tra il Fronte di Liberazione Nazionale filo-comunista e le forze governative in ritirata.
Il devasto, lo strazio materiale e morale della guerra e della violenza barbara che ne descrive i vari sviluppi, creerà scompensi e mutilazioni non solo fisici, ma anche introspettivi, attraverso lancinanti voragini emotive che Cimino sonda con sensibilità e crudezza di particolari, e che il suo mirabile cast (oltre ai citati, è necessario menzionare Meryl Streep, il mai troppo compianto John Cazale, malato terminale già ai tempi delle riprese del film, e George Dzundza) riesce a palesare con straordinaria efficacia nel tormento che ne descrive le sfaccettature. Il gran film verrà per sempre ricordato soprattutto per le crudeli e sconvolgenti scene della roulette russa attraverso cui venivano sottoposti a forza i vari prigionieri, per sollazzare la voglia di scommessa dei disumani aguzzini ai danni delle loro prede.
Ma Il cacciatore è qualcosa di ben più complesso di tali situazioni in qualche modo forti e voyeuristiche.
"Ma di cosa vuoi ancora avere paura dopo questa guerra?"
È prima di tutto un film antimilitarista che denuncia mirabilmente come il degrado umano possa condurre la specie dominante sul pianeta a commettere brutalità così efferate che nessun altro essere vivente potrebbe mai anche solo concepire per via sommaria o teorica.
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