Regia di Vittorio De Sica vedi scheda film
FESTA DEL CINEMA DI ROMA 2019 - CLASSICI RESTAURATI
Nell'Italia povera dell'immediato dopoguerra, l'anziana Lolotta trova nell'orto, dentro una pianta di cavolfiore, un bel neonato in salute che decide di trattenere a sé chiamandolo Totò.
Gli anni passano, la vecchia muore e il ragazzino finisce in orfanotrofio. Quando raggiunge l'età adulta, lo fanno uscire e Totò, ottimista fino all'ingenuità, si mette a cercare inutilmente lavoro. Finirà per seguire un barbone che lo porterà presso la bidonville che accoglie tutti i diseredati della periferia milanese.
Forte dell'entusiasmo che lo anima, il ragazzo finirà per diventare l'artefice di una vera e propria rivoluzione, in grado di trasformare radicalmente la baraccopoli in una comunità organizzata con criterio, munita di vie, improntata ad una mutualità partecipe e ad una socialità condivisa.
Ma i pericoli da affrontare sono in agguato, e si acuiscono quando il terreno in cui poggia la comunità, si rivela in ricco giacimento petrolifero, alimentando pertanto il desiderio del legittimo proprietario Brambi, di cedere la proprietà al meno tollerante Mobbi, che si organizza per cacciare la comunità in modo da sfruttare economicamente quella immane ricchezza.
A quel punto, un angelo con la fisionomia della buona Lolotte si materializza, e fornisce a Totò l'arma più efficace che si possa avere per risolvere ogni problematica: una colomba in grado di avverare ogni sogno o desiderio.
Presto, grazie a questo stratagemma, ecco che ogni desiderio di quella povera comunità viene esaudito, ma la situazione finisce presto per degenerare. Nel contempo la lotta contro lo sfollamento imposto dai tutori della legge, fa sì che la situazione si metta male per la povera comunità, che solo grazie alla colomba, tornata nelle mani di Totò, riuscirà ad organizzarsi e a ribellarsi, con un volo magico e salvifico tra i cieli che contornano il Duomo di Milano.
Tratto dall'omonimo romanzo di Cesare Zavattini, autore anche della sceneggiatura, Miracolo a Milano restituisce con grande fedeltà le candide atmosfere da favola caratteristiche dell'autore letterario, e si muove in un mondo in cui il divario tra buoni e cattivi, ricchi e poveri, diventa il fulcro della lotta per la sopravvivenza, ma anche l'occasione per ostentare uno sfrenato e contagioso ottimismo, che si condensa nell'atteggiamento ingenuo e quasi autolesionista del buon Totò, che ne salutare la gente, augura di cuore e nel più puro senso del termine il "buongiorno".
Il film si sofferma anche, in modo convincente e marcato, su tematiche consumistiche che anticipano in modo brillante una argomentazione di cui si farà portavoce anche Italo Calvino col suo dissacrante ed anticipatore Marcovaldo, oltre un decennio dopo.
Il finale fantastico e culmine di un surrealismo meraviglioso e senza remore, ove i mendicanti ottengono una sorta di rivalsa sorvolando i cieli che contornano la Madonnina milanese, ispirerà niente meno che Spielberg nel finale del suo milionario ET.
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