Regia di Vittorio De Sica vedi scheda film
Il De Sica surreale e utopista,coglie a piene mani dalla novella del suo "gemello" Zavattini."Toto' il buono" ne era il titolo,"I poveri disturbano" la nomenclatura da affibbiare a questo film.Invece si opto' per il "Miracolo",quello avvenuto tra le baracche periferiche di stampo meneghino.Un luogo emarginale,dove impera la poverta' e la disperazione,posto da suburbio dei poveri,eletto a villaggio dei diseredati o di una corte dei miracoli.Il buono Toto' arriva come un profeta del sorriso e dell'ottimismo.Personaggio candido,nato "sotto un cavolo" e cresciuto da una vecchina simpatica.Il giovanotto uscito da un orfanotrofio è l'emblema della vitalita',senza un posto dove dormire o mangiare,si accampa nei luoghi sudici,tra capanne di lamiere e cartone,nella genie dimenticata da Dio e dall'uomo.L'arrivo di Toto' segna il contrappasso di una ribellione autentica,alle brutture del disagio sociale,attraverso il sorriso e una buona parola.L'oasi felice dei diseredati viene contaminata dall' uomo "ricco" nei guadagni e nell'immagine,ma povero nell'umanita' e spiritualita'.L'isola dei disgraziati è ricca di petrolio,l'oro nero oggetto di sfratto,dove ne guadagnera' il capitalismo sfrontato,simboleggiato da pellicciotti e macchinoni lussuosi.Ma qualcosa accade,un "Miracolo" che sovverte gli schemi,regala sogni e utopie attraverso l'allegro fantasma di Lolotta,"madre" di Toto' in una colomba bianca,poetica e miracolosa.I poveri voleranno alto,tra sfere e sfumature celesti dove "Buongiorno,vuol dire buongiorno".Una favola dalle tinte neorealiste quella "De Sichiana e Zavattiniana",abbandonate le periferie romane delle biciclette o dei carceri minorili,si parte per Milano,la capitale meneghina di cui il film lascia sentire il freddo climatico e lo strascico della guerra."Miracolo a Milano" ha la valenza di un sogno terreno,la regia del maestro di Sora conserva lo stampo poetico dei precedenti lavori neorealisti,ma si tiene lontano da una certa critica sociale.In "Ladri di biciclette" c'era un ridondante pessimismo e un assordante velo di innata poverta'.Il villaggio felice dei poveri è invece metafora di un ottimismo e speranza,rappresentata dal sorriso del giovane Toto,' al quale è contrapposto Paolo Stoppa,ottimo nel caratterizzare un barbone gretto e meschino.In Russia il film fu bandito,forse per essere lontano mille miglia da un ideologia marxista,De Sica tende a orientare la sua poetica realista verso una matrice trasognante e utopista,evincente in beni di lusso impensabili per i poveri,resi reali nei miracoli di una colomba bianca."Miracolo a Milano" non è un film politico,man che meno di critica sociale,ma è semplicemente un opera metafisica,pregna piu' di significati umanistici e liberali,proiettati nella materia di un sogno ad occhi aperti.I due mentori dell'opera De Sica e Zavattini scelgono una matrice surreale,forse criticabile da una certa intellighenzia radicale,nel donare la felicita' ai poveri attraverso il bene materiale e futile.Ma gli intenti autoriali penso vadano oltre questo pensiero,travalicandolo in una poesia dolce e pura,un opera "sui generis" per il cinema italiano del tempo,ma proprio per questo da rivalutare per il suo coraggio di uscire dai limiti del reale,bussando alle porte della fantasia e del surreale.Il "Miracolo" di De Sica è nella sua maestria incommensurabile,nell'affidarsi al popolo dei margini e rendendolo felice,sopratutto nel viso pulito di Toto',uno che anche quando la vita lo prende a schiaffi,risponde con un largo sorriso.......
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