Regia di Adriano Barbano vedi scheda film
Salento: Flavio, detto Tramontana, è un ragazzino nato da genitori poveri che un giorno decidono di trasferirsi in Svizzera. Ma per lui non c’è posto e viene così mandato in convento.
Tratto dal romanzo di Rina Durante intitolato più semplicemente Tramontana, Il Tramontana è un film di una tristezza atroce, sottolineata egregiamente dalla più che malinconica colonna sonora firmata da Piero Umiliani. La sceneggiatura della stessa scrittrice e di Adriano Barbano, che è anche il regista dell’opera, non prevede grandi scossoni, procede placida e rassegnata proponendosi come un romanzo di formazione all’ingiustizia della vita e alla sua mancanza di senso, un senso solo a fatica rimpiazzato da una fede tutta da conquistare. Il giudizio sulla Chiesa non è drastico, piuttosto è sinceramente perplesso, senza dubbio confuso, mentre già più espressamente caricaturale è la figura dell’automobilista lombardo che incontra Flavio spiegandogli che l’aria delle ciminiere gli fa bene perché gli ricorda casa sua (!). Se questo è un dettaglio, comunque tutto il film vive di piccoli particolari, battute rapide e minime azioni; purtroppo però né la storia, né la sua messa in scena riescono a essere realmente efficaci e anche la denuncia sociale (in fin dei conti la base di partenza è la miseria di certo entroterra del sud) è ai minimi storici: Il Tramontana è una pellicola indubbiamente suggestiva, ma nulla di più. Apprezzabile il giovane protagonista, Flavio D’Autilia; l’unico elemento del cast di cui si sentirà ancora parlare è Brizio Montinaro, qui al suo debutto. Anche per Barbano si tratta dell’opera prima, nonché ultima per il cinema; pochi anni dopo fonderà la prima televisione privata pugliese e lì trasferirà i suoi interessi artistici. 4/10.
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