Regia di Jack Nicholson vedi scheda film
Come Meg Tilly è la figlia un po’ più bruttina della Faye Dunaway di Chinatown, così Il grande inganno è la creatura malriuscita del film di Polanski. Rispetto al noir dell’epoca classica (gli anni Quaranta), il film di Jack Nicholson ha una trama sufficientemente ingarbugliata e un protagonista scanzonato, che prende botte con la convinzione che si tratti di un passaggio obbligato allo scopo di giungere alla fine della vicenda. Tuttavia, alla carenza di protagoniste femminili all’altezza (non lo sono certo né la Tilly né Madeleine Stowe), corrisponde una certa mancanza di nerbo della trama e, sostanzialmente, una inevitabile ripetitività. Ad un certo punto, che al centro della vicenda vi sia una questione di corna, di soldi, d’acqua o di petrolio non interessa praticamente più.
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