Regia di Antonio Falduto vedi scheda film
Una ragazza compie dei piccoli furtarelli: per lei è uno sfogo, una maniera di prendersi una rivincita sulla società. Finché un giorno si fa beccare di proposito in un supermercato e il direttore, a sorpresa, simpatizza per lei al punto da convincersi che rubare non sia in fin dei conti un delitto.
Non è un film semplice, questo Antelope Cobbler, e il fatto che sia un'opera prima per il regista Antonio Falduto non sembra poi tanto strano: ha tutto il coraggio e tutta l'ambizione di un esordio, infatti, ma anche tutti i limiti estetici e formali del caso. Antelope Cobbler era l'uomo misterioso dell'affare Lockheed, che sconvolse l'opinione pubblica (ma, in maniera prevedibile, non la politica) italiana nella seconda metà degli anni Settanta del ventesimo secolo; in questa pellicola probabilmente l'idea di fondo è quella di paragonare questa sorta di 'inside man' con la protagonista, interpretata da Elisabetta Cavallotti, il cui destino si intreccia in modo irreparabile con quello del direttore del supermercato (Franco Trevisi) nel quale la giovane taccheggia per evadere e combattere il suo personalissimo spleen. Tutto molto accennato, tutto molto scialbo: la sceneggiatura dello stesso Falduto si nutre di suggestioni e di piccoli episodi, senza esporsi più di tanto; lo stile narrativo può anche essere piacevole, d'altronde, ma certo quello con cui Falduto (non) dirige i suoi attori lascia parecchio a desiderare – anche e soprattutto nel caso della Cavallotti, attrice davvero brava altrove ma qui rivedibile, fors'anche per la giovane età e la scarsa esperienza sul set. Tra gli altri, nel cast, anche Mita Medici, Franco Interlenghi, Cosimo Cinieri, Nicola Pistoia, Maria Pia Calzone e Luigi Di Fiore. Quasi due decenni occorreranno al regista per licenziare Il console italiano (2011), la sua opera seconda. 4/10.
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