Regia di Robert Greene vedi scheda film
34 TFF - FESTA MOBILE
Considero sinceramente spropositato, immotivato, tutto questo accanimento cinematografico in rapporto alla triste vicenda legata al suicidio in diretta da parte della brillante giornalista di Channel 40, Christina Chubbuck, avvenuto nell'ormai lontano 1974, e per la prima volta in occasione di una diretta televisiva.
Ed ecco infatti che nello stesso anno, ed in uno stesso festival, compaiono due film diversissimi uno dall'altro, per approccio e tecnica narrativa: entrambi imperniato sulla medesima vicenda. Quella di Christina, appunto.
Dopo aver visto il già prolisso e davvero poco entusiasmante Christine, versione narrativa ben ambientata e forte di una star del calibro di Rebecca Hall, ecco che arriva il finto documentario, in grado di sbugiardarsi con le proprie sostanze e semmai di rivalutare involontariamente il primo biopic, a tutti gli effetti suo antagonista.
Falso perché, sotto forma di doc, si immagina che l'attrice (mediocre, almeno in rapporto alla Hall, che non amo particolarmente, ma a cui riconosco un certo talento od impegno recitativo) Kate Lynn Shell venga scritturata per interpretare la parte della giornalista suicida.
E che la stessa si prepari al ruolo con un approfondimento psicologico-nozionale degno dei più fissati divi scaturiti dall'Actor's Studio.
Se è una pura finzione, suffragata dal fatto che poi la parte, in un progetto ben diverso, è andata ad un'altra attrice, che senso ha farne un documentario? In cui per altro si aggrava l'ipocrita inaccettabile punto di vista con un finale devastante in cui l'attrice, identificata nella suicida, si permette di prendere posizione e di polemizzare sulla tendenza della TV di mostrare sangue e violenza per innalzare gli ascolti.
Bieca furbizia, cinismo senza freni che non meritano considerazione alcuna, ma solo indifferenza.
Penso che pure la vera Christina sarebbe d'accordo a battersi contro questa vergognosa mercificazione della sua figura.
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