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Rambo

Regia di Ted Kotcheff vedi scheda film

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La recensione su Rambo

di Baliverna
8 stelle

Tornato dalla guerra, non ha nessun posto dove andare, ed è pieno di traumi interiori ed esteriori. Quando si imbatte in un ottuso sceriffo di provincia, gli va ancora peggio.

Sarà poco credibile, ma non ero mai riuscito a vederlo fino ad oggi, perché c'è sempre stato qualcosa che me l'ha impedito, come la registrazione che falliva. A dire il vero, da ragazzino, quando era molto di moda, mi dava fastidio come tutte le mode, ma poi ho tentato più volte di guardarmelo. Topo tutti questi anni, l'occasione è finalmente arrivata.

Devo dire che è mi è sembrato un buon film, basato su una felice commistione di azione e contenuti intelligenti. Ted Kotcheff ha il polso che ci vuole; senza vezzi autoriali, tiene alta la tensione fino alla fine. Stallone, dal canto suo, interpreta credibilmente il personaggio, con sfumature e aspetti che non sono certo tipici dell'action-movie anni '80. Se Rambo fosse stato solo un duro che la fa pagare a tutti quelli che gli si mettono di traverso, sarebbe stato un trascurabile e prevedibile superuomo in stile Chuck Norris o Steven Seagal. Ma il reduce dal Vietnam che l'attore interpreta è sì un super-addestrato e forzuto superstite di quella lurida guerra, ma anche un uomo sofferente e traumatizzato dagli orrori che ha visto, subito, e forse compiuto.

La figura peggiore la fanno i cinquanta-sessantenni americani di provincia, che risultano sconfortanti per ottusità ed egoismo, oltre che per essere vendicativi e persino sadici. La generazione dei ventenni sembra essere ancora piuttosto umana, ma i modelli che hanno dinanzi a sé non fanno ben sperare. Questi elementi, neppure marginali nella pellicola, ne fanno anche un impietoso ritratto di certe cittadine americane, le quali, se non vogliono i negri e i vagabondi, neppure accettano i reduci che si sono sacrificati per la politica estera della Paese che dicono di servire e amare.

E' una buona pellicola, che confermò il mito Stallone (che però si montò un po' la testa) e si aggiunge alle molte che parlano dei ritornati dall'inferno del Vietnam, pieni di traumi indelebili e incapaci di reinserirsi nella vita civile. Anche l'ambientazione è indovinata: invernale, nordica, piovosa e nevosa, e non le solite steppe polverose sotto il sole della California.

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