Regia di Woody Allen vedi scheda film
"Sonja, tu hai bisogno di qualcuno che ti porti via da Voskovec, qualcuno che ti ami, qualcuno che ti ha sempre amato e al quale interessi molto profondamente".
"Come sta tuo fratello Ivan?".
[Woody Allen e Diane Keaton]
Russia, XIX secolo: Boris (Woody Allen), condannato a morte, rievoca la sua vita, dai giorni dell'infanzia al suo amore tormentato per l'affascinante Sonja (Diane Keaton) e alle sue imprese belliche. Quando Napoleone invade l'Austria ("Perchè, ha finito il cognac?"), Boris, però, non ha intenzione di arruolarsi: è, infatti, per sua stessa ammissione, un "codardo militante" ("È folle, io non so sparare, sono nato per scrivere poesie, non sono militaresco, dormo con la luce accesa dall'età di 30 anni, non so spogliarmi davanti agli altri"), ma, naturalmente, non riesce ad evitare la carriera militare. È anche segretamente innamorato della cugina Sonja, che però gli preferisce il commerciante di aringhe Voskovec (Sol Frieder) perchè l'uomo che ama, Ivan (Henry Czarniak), uno dei fratelli di Boris, ha sposato un'altra donna. Quando Ivan muore, "ucciso a baionettate da un obiettore di coscienza svizzero", Sonja accorre al suo capezzale, accolta dalla vedova:
"Sta pregando per Ivan?".
"Sì, l'ho amato tanto, suo marito, come saprà".
"Io volevo tanto che lei avesse qualcosa in suo ricordo".
"Che cara".
"Io ho tenuto la sua spada e l'orologio d'oro. Ma, ecco... ho pensato di darle i suoi baffi".
"Li terrò cari".
"Anche qualche stringa. Ivan conservava le stringhe...".
"Lo so, era uno dei motivi per cui l'amavo".
"Oh, se riesco a capirla! Io mi innamorai di lui per le sue stringhe".
"E non c'è altro per me?".
"Vorrei che ci dividessimo le sue lettere. Lei vuole le vocali o le consonanti?".
"Le sue vocali, lei tenga le consonanti".
"La vita è insopportabile...".
Inspiegabilmente, intanto, Boris si è distinto per la sua audacia in battaglia ed è diventato un eroe di guerra: la sua nuova fiamma è, adesso, la bella contessa Aleksandrovna (Olga Georges-Picot): memorabile il loro primo incontro "segreto" ("Da me a mezzanotte?", "Perfetto! Ci sarà anche lei?"), che scatenerà l'ira di Anton (Harold Gould), l'amante della contessa. Sopravvissuto ad un cavalleresco duello sulla neve con Anton, Boris riesce, finalmente, a sposare Sonja e col tempo anche a conquistarne il cuore: ma Napoleone, intanto, ha invaso la Russia e Boris architetta un piano per assassinarlo, con la complicità di Sonja, a cui affida il compito di attirarlo in camera sua:
"Mi domando se sarà più difficile da conquistare della Russia", ribatte Napoleone di fronte ai tentativi di seduzione di Sonja. E lei:
"Io penso meno...".
"Verrò nelle sue stanze dopo cena".
"Bene, io verrò nelle sue".
Ma il piano fallisce a causa degli scrupoli di coscienza di Boris, nonostante Sonja abbia tentato disperatamente di convincerlo:
"Boris, per i nostri bambini!".
"Non abbiamo bambini".
"Per i nostri genitori!".
"Neanche loro hanno bambini...".
Finale "tragico", con Boris che viene arrestato e condannato a morte. E proprio alla Morte, venuta a trovarlo in cella, Boris dedica la sua ultima, serena, riflessione:
"Ho imparato qualche cosa dalla vita? Solo che gli esseri umani sono divisi in due, mente e corpo. La mente abbraccia tutte le più nobili aspirazioni, come la poesia, la filosofia, ma chi si diverte è il corpo. La cosa importante è non essere amari: sapete, se viene fuori che c'è un dio, io non credo che sia cattivo, credo che il peggio che si può dire di lui è che fondamentalmente è un disadattato. In fondo, sapete, ci sono cose peggiori della morte: se avete passato una serata con un assicuratore voi capite che cosa intendo. Il segreto credo che sia non pensare che la morte è la fine, ma pensarla piuttosto come un modo molto efficace di ridurre le vostre spese".
Tolstoj, Dostoevskij, il Bergman di Persona e Il settimo sigillo, Ejzenštejn, i fratelli Marx, Prokofiev: con Amore e guerra Allen abbandona i ritmi sgangherati e scoppiettanti della slapstick comedy per concentrarsi sulla brillantezza dei dialoghi e su una comicità più sofisticata, in cui il gioco parodistico (e citazionistico) ne diviene la struttura drammaturgica portante. Il nonsense, resta, comunque, uno degli strumenti preferiti dell'Allen regista (e sceneggiatore) per trasfigurare in chiave umoristica le sue irresistibili speculazioni esistenziali sulle fobie dell'uomo moderno (la paura della morte, della guerra, dell'amore, del futuro, qui accettato con amarezza e rassegnazione nello sberleffo finale, dove il protagonista si allontana danzando insieme alla Morte), tradotte cinematograficamente in un travolgente e sfrenato balletto di battute micidiali e deliranti. Spalleggiato da una Diane Keaton in splendida forma, con la quale si rimpalla alcune esilaranti disquisizioni filosofiche, Allen riesce anche, comunque, a non trascurare la liberatoria e selvaggia efficacia di gag non essenzialmente verbali (da quelle, esilaranti, durante l'addestramento militare, riprese da Bananas, all'entrata in scena di Napoleone, di cui deve essersi sicuramente ricordato anche il Tarantino di Bastardi senza gloria per il suo Hitler, fino, ancora, alla spassosa sequenza della battaglia, con il venditore ambulante e le ragazze pon-pon). Amore e guerra seduce e delizia lo spettatore per la caustica irriverenza delle sue auliche ed ambiziose intenzioni: ogni spunto di riflessione proposto, ogni battuta che centra il bersaglio, ogni (auto)ironica citazione non sono, infatti, altro che gli ulteriori, indiscutibili segnali della sopraggiunta maturità del suo autore. Una gemma comica di cristallina purezza, senz'altro il miglior film di Allen prima dei suoi capolavori di fine decennio.
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