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Altruisti si diventa

Regia di Rob Burnett vedi scheda film

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La recensione su Altruisti si diventa

di Paul Hackett
8 stelle

Tormentato dai rimorsi per la morte del figlioletto e incapace di voltare pagina dopo la fine del suo matrimonio, lo scrittore Ben decide di dedicarsi al prossimo, seguendo un corso da caregiver (più o meno l'equivalente del nostro OSS, Operatore Socio-Assistenziale). Il suo primo incarico sarà la cura di Trevor, giovane disabile gravemente ammalato di distrofia muscolare, con un futuro oppresso da una breve aspettativa di vita, ma dotato di un peculiare e beffardo senso dell'umorismo (e dell'autoironia). Nel tentativo di scuoterlo dalle sue immutabili e rassicuranti abitudini, Ben coinvolgerà il ragazzo in un bizzarro viaggio in furgone attraverso l'America alla ricerca del padre che l'ha abbandonato.

 

Tragici incidenti, matrimoni finiti, padri assenti, disabilità... con simili tematiche, Altruisti si diventa (al solito imbarazzante il titolo italiano, quello originale è Fundamentals of Caring, più o meno come il romanzo di Jonathan Evison dal quale è tratto) poteva correre davvero il rischio di trasformarsi in un micidiale breviario di depressioni assortite. E invece no: con un budget che immaginiamo bassissimo, al regista, sceneggiatore e co-produttore Rob Burnett (in pratica un quasi esordiente alla tenera età di 54 anni!) riesce il miracolo di confezionare una pellicola lieve, allegra e catartica, che insegue la felicità nelle piccole cose e non scade mai nel patetico, spingendo a guardare il futuro a testa alta e con un sorriso sulle labbra. Cast abbastanza scarno, in pratica composto da un totale di sei o sette attori: Paul Rudd è bravo e adatto al ruolo, ma anche meglio di lui riesce a fare il gallese Craig Roberts. Produzione Netflix.

 

Uno di quei piccoli film da serbare nel cuore: 8/10.

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