Regia di David Yates vedi scheda film
The Legend of Tarzan è un film che vuole essere tradizionale, coerente con la figura del re della giungla come anche un classico racconto d'avventura e al contempo essere anche moderno e/o alla moda, soddisfacendo le sensibilità ecologista e terzomondista dei nostri giorni, in un precario gioco di equilibrismo troppo complicato da raggiungere e che la pellicola infatti non riesce proprio a gestire, trasformandosi in un grosso pasticcio, faticosissimo e spesso incoerente, accondiscendente verso troppi generi o altrui pellicole e risultando di conseguenza non soltanto fin troppo evanescente ma anche piuttosto inutile.
Inoltre il film soffre tantissimo di una computer grafica modesta e fin troppo invasiva, venendone letteralmente spazzato via dal confronto con il contemporaneo Libro della Giungla di Favreau, e da una eccessiva ed invadente preoccuppazione per il "politicamente corretto" da cui la sua tematica anticolonialista/antiglobalizzazione o ancora la ricerca di un improbabilissimo realismo storico grazie al personaggio di Samuel L. Jackson, realmente esistito, e alla vicenda di Leopoldo II re del Belgio e della colonizzazione del Congo.
Lo svedese Alexander Skarsgard e il suo Tarzan mooolto "metrosexual" se la cavano abbastanza nonostante un certo distacco emozionale dell’attore che renda piuttosto complicato empatizzare con il suo personaggio (ma almeno i suoi addominali risultano più realistici della giungla e degli animali realizzati in CGI che lo circondano).
Margot Robbie è invece splendida come sempre ma, pur sforzandosi di rendere la sua Jane maggiormente emancipata rispetto alle altre versioni, rimane comunque fin troppo fedele alla figura della classica donzella in pericolo, fallendovi quindi come nei suoi numerosi tentavi di fuga.
Samuel L. Jackson, oltre alla quota del politicamente corretto, si occupa di coprire anche quella più leggera e divertita della pellicola mentre Christoph Waltz gigioneggia un pò qua e un pò là (ma comunque meno del solito) mostrandoci la sua versione "colonialista belga" dello Ernst Blofeld di Spectre.
VOTO: 4,5
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