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Wiener-Dog

Regia di Todd Solondz vedi scheda film

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La recensione su Wiener-Dog

di port cros
8 stelle

Un bassotto viene adottato da una famiglia borghese per offrire una distrazione al figlio Remi sopravvissuto ad una grave malattia, ma appena inizia a presentare problemi, sotto forma di una incontenibile diarrea, viene destinato dagli spietati genitori all'eutanasia. Viene salvato in extremis dall'infermiera del veterinario, che se lo porta a casa e poi in un viaggio verso l'Ohio insieme ad un ex compagno di scuola incontrato per caso, presso il fratello e la cognata di lui, entrambi affetti dalla sindrome di Down. Dopo uno spassoso intervallo in cui il bassotto passeggia tra i monumenti americani accompagnato dalla canzoncina country "The Ballad of the Wiener-Dog" , e senza sapere come sia passato di mano, lo ritroviamo presso un patetico professore di una scuola di cinema (Danny De Vito), che tenta inutilmente di tradurre in realtà una sua sceneggiatura e viene disprezzato dai suoi studenti in quanto sorpassato. L'episodio finale vede il cane adottato (ancora una volta senza speigare come) eribattezzato "Cancer" da Nana, una signora malata di cancro (Ellen Burstyn) che riceve dopo anni la visita della nipote, interessata a spillarle denaro per finanziare i progetti artisitici dell'improbabile fidanzato Fantasy, di rosa vestito.

 

Keaton Nigel Cooke

Wiener-Dog (2016): Keaton Nigel Cooke

 

A parte il primo episodio in cui la sua presenza è al centro della vicenda, per il resto del film il bassotto fa da muto connettore tra i diversi personaggi che lo adottano, su cui si concentra l'attenzione del regista, che, seguendo il percorso del cane,  dipinge con spietato sarcasmo il quadro impietoso di un'umanità indifferente se non addirittura crudele.

Tra gli intepreti,  De Vito, Ellen Burstyn e Julie Delpy riescono a folgorare lo spettatore con le miserie dei loro personaggi.

 

 

 

Ellen Burstyn

Wiener-Dog (2016): Ellen Burstyn

 

Il film ricco di humor, spesso nero, è una black comedy al vetriolo sulle miserie umane: il fallimento di una vita professionale, la cattiveria mascherata dalla rispettabilità di una casa immacolata, il rimpianto per le possibilità che ci si è lasciati sfuggire.

 

Tra le scene geniali, la carrellata sulla scia di diarrea del cane accompagnata dalla musica di Debussy, la xenofobia che emerge improvvisa da un racconto inventato dalla mamma (Julie Delpy) per "tranquillizare" il figlio, la visone delle tante sé stessa da bambina rappresentanti le possibili esistenze che Nana avrebbe potuto vivere se avesse fatto scelte diverse, il finale in cui il povero bassotto diventa un'opera "d'arte" dell'eccessivo Fantasy.

 

 

 

 

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